Tim manda in onda una versione modificata dello spot di TimVision tagliando il “porca puttena” di Lino Banfi. Una decisione arrivata dopo la denuncia del Movimento Italiano Genitori all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e al Comitato Tv Minori, secondo il quale la “sensibilità e disponibilità” dell’azienda “va senza dubbio riconosciuta”. Il Moige ribadisce “quanto spiegato dalla prima ora: non si tratta di una vittoria di altri se non dei diritti dei minori in tv e sul web, troppo spesso trascurati in sede di programmazione e realizzazione degli spot e dei programmi”.
“Quanto accaduto dimostra quanta strada resta da fare, anche se è incoraggiante cominciare finalmente a parlare di diritti dei minori in Tv e sul web. Tali questioni – aggiunge il Movimento – che ad alcuni osservatori appaiono retrive e passatiste, sono state da tempo recepite dalle istituzioni e anche dalla società civile: basti citare il Codice di autoregolamentazione tv e Minori, le tante delibere Agcom sul tema, l’attività dell’Osservatorio di Pavia. Inutile dire che anche sul piano internazionale, universalmente, è fortemente avvertita la necessità di tutela dei minori: un esempio è la Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che cita espressamente la necessità di tutelare il minore da informazioni e materiali inadatti. E i vari sistemi giuridici nazionali affrontano, ognuno secondo le proprie specificità, gli stessi quesiti e problemi: basti pensare al caso degli Stati Uniti, che in questo ambito mantengono una grande vigilanza”.
“Per cui – prosegue il Moige – non c’è niente di antimoderno, niente di censorio nella richiesta di linguaggi adeguati ai minori, in uno spot a loro destinato: è anzi tipico dei Paesi civile e moderni differenziare i contenuti rispetto alle età della vita, garantendo una rigorosa sorveglianza sui contenuti inadatti. Retrogrado è semmai chi crede che, ora che web e tv sono saturi di contenuti volgari e inadatti ai minori, non sia più il caso di intervenire”.
Il Movimento Italiano Genitori, inoltre, tiene a specificare che “oggetto dell’intervento è stato lo spot Tim, non il suo protagonista, e che oggetto della richiesta è stata non la cancellazione dai palinsesti e dal web della clip TimVision ma l’esclusione dal circuito dei minori, come doveroso in questi casi. Non si è trattato quindi di una richiesta di censura, come erroneamente riportato da alcuni osservatori, né di un qualsiasi attacco o denuncia personale a Lino Banfi, personaggio amatissimo da tutti gli italiani: si è trattato di una semplice richiesta/segnalazione di mostrare agli adulti uno spot adatto agli adulti”.
Il Moige “rivendica la fondatezza delle sue osservazioni – riconosciute anche dall’azienda, la cui sensibilità e disponibilità sul punto va senza dubbio riconosciuta – ma al contempo ribadisce quanto spiegato dalla prima ora: non si tratta di una vittoria di altri se non dei diritti dei minori in Tv e sul web, troppo spesso trascurati in sede di programmazione e realizzazione degli spot e dei programmi”, afferma in un comunicato il Moige dopo la decisione di Tim.