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Sicilia, fragile terra di infrastrutture di cui poco si dice e si scrive | EDITORIALE

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Cosa non ci dicono con le comunicazioni ufficiali? Le cose non dette sono tante, mentre risaltano, a livello nazionale, le polemiche politiche su come e quando dare corso ad alleanze tra gruppi partitici e a come poter risolvere le questioni all’interno della maggioranza di Governo; non c’è, invece, chiarezza su come e quando poter  avviare in Sicilia i complessi e necessari interventi strutturali sui territori comunali fragili che potrebbero non reggere all’urto violento di inondazioni e smottamenti, così come  si è verificato, in questi giorni, in alcune zone del nord, che pure vantano il primato delle strutture moderne, di continui interventi di cura e di rifacimento di percorsi di fiumi, di ristrutturazione di vecchie abitazioni rurali, di strade e collegamenti viari.

Ma la Sicilia non è come il danaroso nord d’Italia; con l’avvicinarsi dell’inverno, che ogni anno si presenta devastante con piogge torrenziali che provocano smottamenti e crolli, cresce la domanda su come rilanciare il rifacimento dei territori fragili. Come e quando se lo chiedono non alcuni politici ma gli abitanti che si ritengono vittime dell’incuria e destinati a subire i danni provocati dall’inverno violento. Si annunciano cantieri aperti sulle strade e autostrade in zone del nord per una maggiore sicurezza nei collegamenti, ma nulla, di ufficiale, viene annunciato per l’ammodernamento dei territori del sud, in particolare del territorio siciliano, sulla politica delle infrastrutture che dovrà essere rinnovata, estesa e applicata materialmente e con urgenza, unitamente agli interventi dei governi regionali e comunali.

Non risulta che siano precisati a livello di comunicazione ufficiale, gli interventi particolareggiati previsti e da adottare nei territori fragili dell’entroterra antico, rappresentato da paesi e borghi, che rischia di non reggere ai colpi impetuosi del passaggio tra estate e inverno. La Sicilia strutturalmente è vecchia, dà la misura della devastante usura del tempo, con ponti di pietra ultracentenari, strade malridotte, abitazioni fatiscenti, corsi di fiumi con gli argini cementati. Tutto sembra immerso nella nuvolosità più densa, in attesa dell’attenzione e cura di cui non sembra ci sia traccia di stimoli e di menzione nell’elenco degli interventi urgenti da eseguire nell’Isola.

In aggiunta, non pare che esista un progetto armonico a favore dei comuni fragili e contro lo spopolamento, la crisi economica e l’emarginazione alla quale sono chiamati, per chiarire e intervenire, il governo della Regione Siciliana e le varie amministrazioni comunali, promotori di pressanti appelli agli organismi centrali di governo per la tutela dei territori da parte dell’Anci-Sicilia col presidente e sindaco di Palermo Leoluca Orlando, e dello stesso Nello Musumeci, governatore della Sicilia, ora impegnato a risolvere il problema delle ormai poche dosi di vaccino a disposizione e a sostenere il quesito referendario sulla giustizia

Si va avanti con un intreccio di competenze con le quali, come risultato, non è evidenziata l’unità Regione-Comuni di interventi strutturali per il nostro territorio, ma sembra, come da percezione, che ognuno remi per proprio conto la barca comune che fa acqua da tutti i pori, e al netto della preparazione alle convocazioni al voto regionale e comunale e al referendum. La voce della politica dovrebbe (condizionale d’obbligo, considerato l’attuale tempo difficile di risorse amministrative) essere, invece, generante di sicurezza, serenità e di bellezza affinché dalla speranza in un futuro migliore e di condivisione si passi all’autentica realtà di una società che sia operosa e sensibile e nella sicurezza, non avvolta nel silenzio individualista e alla ricerca di “posizioni” personali  mediante parlamentari imposti da gruppi ai propri elettori al fine di alimentare sfiducie e crisi nei rapporti istituzionali.

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