Ora si fa sul serio nella ricerca dei piromani e loro mandanti in Sicilia (ma anche in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna), che si ritengono bene organizzati per distruggere, appiccando fuochi poi alimentati dal caldo torrido, folate di vento e di cenere rovente, il patrimonio boschivo abitativo. La mobilitazione generale della Protezione civile decretata da domenica scorsa dal Governo in risposta ai tanti appelli a tutela di famiglie in fuga e del territorio, sta avviando interventi a vasto raggio con l’impiego massiccio di vigili del fuoco.
Sul piano delle indagini, le forze di polizia, carabinieri e guardia di finanza, coordinate dalle Procure delle regioni interessate, sono al massimo impegno per identificare gli incendiari. Salvare il Sud dalla devastazione e dal crimine, è come salvare l’Italia in quanto il patrimonio da tutelare è un bene comune; è la “nuova” idea che si fa strada ora che il disastro è compiuto, in ossequio agli appelli del Presidente della Repubblica Mattarella.
Anche Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana, è sceso in campo per denunciare quanto era già noto da lungo tempo: un grosso buco nel numero dei dipendenti del Corpo Forestale, circa 300 su mille. “Ora – dice Musumeci – vogliamo rilanciare il Corpo Forestale siciliano con il concorso pubblico aperto a tutti i volenterosi”. Ma chiede che dal governo centrale arrivi l’ok al concorso da espletare e che “contro gli incendi dobbiamo dotarci di strumenti tecnologici; stiamo immaginando tre o quattro ipotesi diverse, tenendo conto che l’antincendio in Sicilia per 20 anni è stato soltanto un argomento da sindacato, ma è un argomento serio da affrontare destinando risorse cospicue”.
Parole nuove su un “argomento” vecchio, un richiamo a risorse che mancano da 20 anni; scoprire le falle non è mai troppo tardi, ma è legittimo chiedersi dove è stata, e come è intervenuta per vent’anni, la Regione Siciliana riguardo al Corpo Forestale? Dove il silenzio ha coperto gelosamente tante falle nell’organizzazione antincendio, sono intervenuti solidarietà e intervento di volontari da ogni parte d’Italia: studenti, gruppi sociali, anche preti si sono aggregati al servizio della Protezione civile, nel comune sforzo per la tutela del territorio nell’opera di spegnimento del fuoco, perché la solidarietà non conosce vacanza, non va al mare ma sente la propria responsabilità civile verso chi ha bisogno di aiuto e nei confronti del vasto patrimonio naturale e abitativo.
È una bella Italia questa dei volontari che si scopre però solo d’estate, a ogni anno, quando caldo e vacanze creano paura e fughe di intere famiglie e opportunità speculative per l’esercito del crimine che si sospetta organizzato a scacchiera sui territori, mentre si apre il fronte criminale degli attacchi informatici con bersaglio i centri vaccinali.