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Incendi, l’ombra della cenere sul cielo della Sicilia e quel patrimonio culturale indifeso | EDITORIALE

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Nell’editoriale del 21 luglio avevamo posto l’attenzione sul rischio degli incendi boschivi e di aree abitative con l’ inconsapevole complicità del caldo africano. L’appello e altri del genere lanciati dalle pagine dei giornali sono rimasti inascoltati. Si era anche scritto che il rischio dell’azione dolosa  si proponeva a ogni anno, soprattutto in quelle zone indicate per presenze speculative di stampo mafiose e volte a favorire l’abusivismo edilizio come cassa di guadagni illeciti.

E si era pure sottolineato che era necessaria, da parte degli organi di vigilanza dello Stato, Regione e Comuni, incrementare l’azione preventiva per il controllo sui territori e per la pur difficile identificazione di piromani e i loro mandanti. Invece, le piccole cose trascurabili per alcuni, hanno avuto, come era prevedibile, il tempo – a scadenza annuale ben stabilita – per trasformare il Catanese e la provincia di Palermo in terra dei fuochi (così come era avvenuto per la Sardegna) alimentati poi dal forte caldo sino a 45 gradi, con la distruzione di boschi, di strutture per allevatori e animali, aree industriali e con abitazioni evacuate e famiglie in fuga; territori-paesaggi di cultura vivente, prima di essere sacrificati sulla croce della sofferenza.

L’incoscienza e l’interesse speculativo sono per i piromani e loro mandanti l’unico cammino che conoscono e senza umanità, per distruggere il bene per il quale occorrono lunghi anni affinché la natura e l’uomo libero e operativo nell’agricoltura e nell’industria ne ridaranno la vita. Se il ministro alla Cultura Franceschini sostiene che “la cultura è vita”, allora la politica assuma l’impegno di tutelarne le radici e lo sviluppo con interventi legislativi a vasto raggio per punire i distruttori della Cultura e di tutto ciò che vi è compreso.

Con la riforma della giustizia penale il reato ascrivibile al “reato di stampo mafioso” potrà essere collocato nella certezza della pena invocata per tutti i condannati; anche in questo caso – la tutela del patrimonio culturale -, si potrà essere certi di aver osservata e applicata la giustizia civile. Ma al momento, ci tocca calcolare danni che saranno a carico dello Stato e della Regione e che poi finiranno, in varie forme di trattenute e pagamenti fiscali, sulle spalle dell’intera collettività dei cittadini.

 

 

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