Tra gli indagati del blitz contro i furbetti del cartellino della Guardia di finanza a Palermo, c’è anche il padre di “Angela da Mondello”, all’anagrafe Angela Chianello, la casalinga palermitana diventata famosa per aver risposto in un’intervista “Non ce n’è Coviddi“, una frase diventata poi un tormentone la scorsa estate. Isidoro Chianello, dipendente della partecipata Reset, è stato raggiunto dall’obbligo di dimora. Secondo l’accusa l’uomo dal 12 giugno 2018 al 7 agosto dello stesso anno, in sei occasioni, si sarebbe allontanato dal luogo di lavoro per occuparsi di faccende personali, “avendo poi l’ardire di tornare ai Cantieri culturali in bermuda e ciabatte per timbrare l’orario di uscita“, annota il gip Rosario Di Gioia nell’ordinanza.
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Ma non è tutto, tra i 28 indagati (8 sono ai domiciliari), c’è anche un indagato per mafia. Anche per questo motivo, il sindaco Leoluca Orlando ha preannunciato che il Comune si costituirà parte civile. Di vere e proprie “squadre di assenteisti” ha parlato, invece, il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo. “Alcuni degli indagati – dice – hanno costituito delle vere e proprie ‘squadre di lavoratori assenteisti’ che provvedevano ad effettuare reciprocamente la timbratura dei badge dei propri compagni in modo da non far risultare i periodi di assenza dal lavoro”.
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Ventotto le misure cautelari eseguite dalle Fiamme gialle: per 8 sono scattati gli arresti domiciliari; per altri 14 l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria; per 6 solo quest’ultimo. C’era chi, dopo aver timbrato il cartellino, andava al bar o al supermercato e chi si dedicava all’attività fisica. E c’erano anche timbrature multiple da parte di un singolo indagato per conto dei colleghi non presenti in servizio.