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Corruzione, Montante: “Rifarei tutto, non mi sento tradito”

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“Rifarei tutto quello che ho fatto”. Sono le parole di Antonello Montante, ex presidente degli industriali siciliani, imputato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico, mentre lascia l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta. Oggi la prima parte del suo interrogatorio svolta a porte chiuse. Alla domanda dei giornalisti su quale è stato il bilancio di questi due primi giorni di interrogatorio ha risposto: “Un fallimento totale. Non è una battuta, è un termine che si usa nelle società‘”. E ha aggiunto: “Bisognerebbe cercarle le istituzioni che hanno fatto questo percorso con me. Non mi sento tradito”.

“In questi due giorni è stata restituita a Montante la sua reale immagine”, ha detto invece il suo legale, Carlo Taormina. “La storia parla da sola, l’ultima tappa è stata quella della agenzia per i beni confiscati alla mafia di cui era stato nominato componente. In assoluta coincidenza con la pubblicazione della notizia della inchiesta a suo carico, e lui era stato indicato come presidente”, dice. “E non è assolutamente una coincidenza”.

L’interrogatorio. Antonello Montante, condannato in primo grado a 14 anni di carcere per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, ha chiesto di essere interrogato, rispondendo alle domande dei suoi legali, gli avvocati Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina, e ha parlato del suo “impegno contro la mafia“, ma anche del suo rapporto con i magistrati, citando alcuni giudici di Caltanissetta con cui “collaboravo per la legalità”. Poi, ha anche detto che il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci e l’assessore Gaetano Armao “fino al 2018”, quando Montante fu arrestato, “venivano da me per chiedere indicazioni su come muoversi e su cosa portare avanti nella loro azione politica”. E ha aggiunto: “Mi sono dunque interrogato sulla ragione della costituzione di parte civile di tante persone che mi sono state vicino a cominciare dalla Regione per finire a Cicero”, cioè l’ex presidente dell’Irap che oggi è uno dei maggiori accusatori di Montante. 

L’inizio.Nel 2005 – ha detto Montante questa mattina nel corso delle sue dichiarazioni – fui eletto presidente degli industriali siciliani e fui votato, a scrutinio segreto, dall’80 per cento degli iscritti. Mi associai a Confindustria nel 1993 ed avevamo un’azienda e nel 1996 il presidente Averna mi propose di fare il presidente dei giovani industriali che dipende da Confindustria. Poi, dopo pochi mesi, fui nominato anche membro del consiglio generale dell’asi di Caltanissetta. Nel 1997 feci il presidente facenti funzioni”.

“Nel 2000 mi dimisi e scadeva il mandato anche da giovane presidente di Confindustria. Lavoravo nella mia azienda che aveva sede ad Asti. Fino al 2005 non ebbi più alcuna carica. Nel 2004 c’era la necessità di nominare il nuovo presidente di Confindustria e venne indicato Malavasi – prosegue Montante – non fu nominato perché non c’era coesione ed intervenne Marco Venturi che raccolse le firme a mio favore per farmi candidare a presidente. Le grandi aziende Enel, Eni, Ferrovie, poste, facenti parte di Confindustria mi votarono – dice ancora – ma cominciai ad avere minacce e biglietti minatori. Poi Nel gennaio 2005 furono indette le elezioni e divenni presidente. Ed a scrutinio segreto fui votato dall’80% dei votanti”.

Accesso abusivo al sistema informatico.Gli accessi allo Sdi non servivano, c’era revisual”, un Sistema di ricerca importante. “Gli accessi allo SDI fanno ridere al confronto”. Lo Sdi è il Sistema bancario dati del Viminale. Secondo l’accusa Montante, con l’aiuto di un poliziotto e il capo della sicurezza di Confindustria, entrambi imputati nel processo, avrebbe sollecitato l’accesso al servizio informatico del ministero dell’interno per avere notizie su alcune persone.

Linda Vancheri. L’ex assessore regionale allo Sviluppo economico della Sicilia voluta da Confindustria, “non era la mia segretaria ma una esperta in internazionalizzazione, non la conoscevo prima e nel 2005 mi fu segnalata dall’allora prefetto e dall’allora questore, perché lei rappresentava le problematiche del centro di accoglienza di Pian del Lago di Caltanissetta”. Vancheri è attualmente indagata nell’inchiesta stralcio sul “sistema Montante” insieme con l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta. Per la Procura di Caltanissetta, Linda Vancheri “nell’ambito di un rapporto corruttivo” con l’ex presidente degli industriali Antonello Montante,nella sua qualità di assessora alle Attività produttive della Regione” e “dunque di pubblico ufficiale” avrebbe “assecondato” le “direttive impartite da Montante”. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati parlano, tra le “utilità” di “una stipula, per volontà di Montante, di un contratto di assunzione, alle dipendenze di Confindustria nazionale con una retribuzione annua lorda di 160 mila euro, oltre ad alcuni benefit relativi alle spese sanitarie”.

L’udienza, infine, è stata rinviata a venerdì prossimo, 18 giugno. Le altre in cui verrà ascoltato Montante si svolgeranno il 6, il 9 e il 10 luglio. La sentenza sarà emessa a ottobre.

 

 


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