”Chiedo scusa, perdono, a tutti i familiari delle vittime, a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere”. Passamontagna nero e occhiali scuri a nascondere il volto ‘‘per motivi di sicurezza’‘, Giovanni Brusca chiede ”perdono” in una intervista del 2016 con il regista-documentarista francese Mosco Levi Bocault per il film “Corleone”, che racconta attraverso interviste e filmati d’archivio l’ascesa di Totò Riina ai vertici di Cosa nostra. Le dichiarazioni in video di Brusca sono diffusi durante l’edizione del Tg1 di oggi.
”Ho cercato di dare il mio contributo, il più possibile – aggiunge il killer che azionò il telecomando per la strage di Capaci riferendosi al suo essere diventato collaboratore di giustizia – e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia. E chiedo scusa principalmente a mia moglie e a mio figlio che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita, prima da mafioso e poi da collaboratore di giustizia perché, purtroppo, nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, disprezzato”.
“Credo, invece, che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria ma soprattutto umana perché consente di mettere fine a questo, che io chiamo Cosa nostra, una catena e una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua”.