“Dobbiamo aiutare i bravi giornalisti di ‘Report’ a non farsi manipolare dalla mafia, perché mi sembra evidente che siamo ancora una volta davanti al tentativo della mafia di delegittimare lo Stato e minimizzare il ruolo di Cosa nostra nella stagione delle stragi. Quindi, massima vigilanza. E semplice, è sotto gli occhi di tutti. E chi si presta è colpevole”. A dirlo è il colonnello Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo (che insieme al generale Mario Mori il 15 gennaio del 1993 catturò il boss Totò Riina), commentando la puntata di ‘Report’ andata in onda ieri sera su Rai3 nel corso della quale si è affrontato anche il caso della mancata perquisizione del rifugio di Riina in via Bernini, a Palermo
Il processo a Mori e Ultimo si è concluso con l’assoluzione non appellata dalla Procura. Una vicenda intorno alla quale, ha affermato Sigfrido Ranucci, conduttore di ‘Report’, “non c’è né la verità e non ci sono neppure le risposte”. “Un fatto è chiaro – spiega Ultimo – se parlano di omessa perquisizione, la responsabilità penale e del dottor Patronaggio, che era pm di turno che ha naturalmente la responsabilità dell’azione penale, da un punto di vista tecnico, al di là delle persone, chiaramente. In secondo luogo, ciò che viene detto è una contraddizione in termini”.
“Se sapevano che nella casa di Riina c’era qualcosa, avrebbero dovuto fare un decreto per dire di perquisire tutti quelli che uscivano e sequestrare tutto. Invece, come noi abbiamo detto e come emerso al processo, noi abbiamo proposto di seguire i fratelli Sansone (imprenditori considerati vicini a Riina e proprietari del complesso di via Bernini, ndr), attraverso i quali avremmo annientato Cosa nostra nei suoi rapporti politici e amministrativi”.
“E loro – continua Ultimo – non l’hanno voluto fare, praticamente ce l’hanno impedito quando successivamente hanno fatto la perquisizione“. Poi il colonnello De Caprio sottolinea: “Che la nostra scelta fosse giusta lo dimostra il fatto che nel 2013, cioè vent’anni dopo, il figlio di uno di questi Sansone si è fidanzato ufficialmente, e l’abbiamo scoperto noi quando eravamo al Noe, con la figlia della sorella di Matteo Messina Denaro. I fatti sono fatti – conclude Ultimo – e invece Cosa nostra cerca di delegittimare lo Stato e minimizzare il proprio ruolo nella storia criminale di questo Paese, è evidente. E chi si presta questo è colpevole. La manipolazione è chiara, la questione è clamorosa e imbarazzante per la mafia. E prestarsi è grave”.