È iniziata la nuova udienza del processo d’appello Stato-mafia davanti alla Corte d’Appello di Palermo presidiata da Angelo Pellino. Oggi i pg Carlo Barbiera e Giuseppe Fici inizieranno la requisitoria. Imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato sono gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno e l’ex capo del Ros Antonio Subranni, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, che oggi per la prima volta è in aula, i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà e il pentito Giovanni Brusca.
Gli imputati, tranne Brusca per cui fu dichiarata la prescrizione, sono stati condannati a pene pesantissime. La Corte d’Assise d’appello ha, invece, dichiarato prescritto il reato di calunnia contestato a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che in primo grado aveva avuto 8 anni. Secondo i giudici il reato si sarebbe prescritto il 2 aprile 2018, prima dunque della sentenza di primo grado. Dell’Utri, invece, in primo grado era stato condannato a dodici anni di carcere. L’ex manager di Publitalia, ha finito di scontare la sua pena nel 2019.
“Da ciò che è emerso nel corso del lungo dibattimento – dice il sostituto procuratore generale Giuseppe Fici che ha iniziato la requisitoria – possiamo ricavare una certezza: che negli anni un cui si sono verificati i fatti nella risposta al crimine organizzato da parte degli organi preposti qualcosa non ha funzionato per come avrebbe dovuto funzionare. Ci si riferisce, è bene essere espliciti, a comportamenti opachi e anche delittuosi, è bene dirlo, da parte di appartenenti allo Stato di soggetti alcuni dei quali sono rimasti nell’ombra”.
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