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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è arrivato pochi minuti prima delle nove all’aula bunker del carcere dell’Ucciardone con il presidente della Camera Roberto Fico e i ministri Cartabia, Carfagna e Bianchi. Il Capo dello Stato si trova nel capoluogo per le commemorazioni della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, in cui persero la vita per mano mafiosa il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, oltre agli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo che viaggiavano sulla Fiat Croma con sigla radio Quarto Savona 15.
“L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione”, ha detto Mattarella nell’aula bunker. “Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità. Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento. Se la magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia”.
Poi il monito del Capo dello Stato: “A figure di magistrati come Falcone e Borsellino la società civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano. In direzione contraria sentimenti di contrapposizione, contese, divisioni, polemiche all’interno della Magistratura, minano il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario”.
“Vorrei ribadire qui, oggi, quanto già detto nel giugno 2019 al Csm e nel giugno 2020 al Quirinale: la credibilità della Magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della vita della Repubblica”.
“Falcone e Borsellino erano due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, un attaccamento ai valori della Costituzione, una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia. La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato – dice Mattarella – li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio”.
“Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre,sospetti su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione. La mafia, diceva AntoninoCaponnetto, teme la scuola più della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilità il suo codice di condotta, in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacità di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omertà tra la popolazione – ha aggiunto – la mafia, può essere definitivamente sconfitta, realizzando così la lucida profezia di Giovanni Falcone”.
Dopo la visita all’Ucciardone il Presidente della Repubblica si è recato alla caserma Lungaro di corso Pisani dove è stata deposta una corona di fiori in memoria degli agenti di scorta e dove è stata svelata la nuova teca contenente i resti dell’auto del magistrato assassinato.
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(le immagini a partire dal minuto 34,04)