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Mondo della musica in lutto, addio a Franco Battiato: aveva 76 anni

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È morto Franco Battiato, il poeta-filosofo della musica italiana. Aveva 76 anni, malato da molto tempo, era ormai lontano dalle scene da diversi anni. A darne notizia su Twitter è stato Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”. A confermarlo, poi, il sindaco della cittadina che ha dato i natali al cantautore, Alfio Cosentino.

A Milo, Battiato si era ritirato per prendere le distanze dalla frenesia del mondo della musica e dei concerti ed era sempre qui che riprendeva fiato dopo la fine di ogni tournée. Tra il 2012 e il 2013, Battiato era stato pure assessore regionale al Turismo della regione Siciliana nella Giunta di centrosinistra guidata da Rosario Crocetta. “Le esequie – fa sapere la famiglia – si terranno in forma strettamente privata. Ringraziamo tutti per le innumerevoli testimonianze di affetto ricevute”.

Il cantautore siciliano era nato a Jonia comune che, istituito in epoca fascista, fu soppresso dopo sei anni. Sicuramente, un “essere speciale”, la sua malattia, purtroppo, non ha trovato “la cura” che potesse impedirgli di lasciare il mondo, questa mattina, all’età di 76 anni. Dire che il mondo della musica e della cultura subiscono una perdita fortissima con la scomparsa di Franco Battiato non è retorico: il cantautore siciliano, con le melodie e i testi dei suoi brani, ha senza dubbio lasciato un vuoto incolmabile, per l’unicità della sua quota artistica. .”Il vulcano dà e il vulcano prende“, dicono i siciliani: e così sotto il vulcano Battiato si è anche spento, nella sua casa di Milo. Da tempo aveva lasciato la scena pubblica, a causa di una malattia, ritirandosi proprio nel suo eremo alle falde dell’Etna.

E i suoi versi forse più belli, quelli contenuti nel brano ‘La Cura’, oggi ritornano subito alla mente: “Guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te”. Ma i successi firmati da Franco Battiato, spesso su testi del filosofo Manlio Sgalambro e accompagnati dal violino di Giusto Pio, da lui stesso interpretati, alcuni anche in dialetto siciliano, oppure affidati ad artiste ‘icone’ della sua produzione, come Giuni Russo o Alice, o a interpreti del calibro di Carmen Consoli o di Milva, che lo ha preceduto di pochi giorni nella sua scomparsa, quasi non si contano.

L’album che spostò la sua produzione dall’avanguardia al pop fu “L’era del cinghiale bianco” del 1979 che contiene anche la sua più famosa canzone dialettale, ‘Stranizza d’amuri‘, cui seguirà ‘Patriots‘. Il lavoro che lo consacrò al successo non più di ‘nicchia’ ma del grande pubblico fu ‘La voce del padrone’ del 1981, che scala le classifiche discografiche con brani come ‘Centro di gravità permanente’, ‘Bandiera Bianca’, ‘Cuccurucucù’, ‘Summer on a solitary beach’.

Da quel momento, i successi di Battiato proseguono con regolarità, come ‘Voglio vederti danzare’ – più tardi ripresa anche in una versione da discoteca – nell’album ‘Arca di Noé’; ‘La stagione dell’amore’ in ‘Orizzonti perduti’; ‘I treni di Tozeur’ in coppia con Alice per l’Eurofestival nell’album ‘Mondi lontanissimi’ assieme a ‘No time no space’, ‘L’animale’ e la ripresa di ‘Il re del mondo’; ‘E ti vengo a cercare’ in ‘Fisiognomica’. Molti successi riproposti poi nel primo album ‘live’ dal titolo ‘Giubbe rosse’ che contiene anche ‘Alexander Platz’ composta per la voce di Milva.

Altra pietra miliare della sua produzione artistica, un testo ‘politico’ nel senso più pieno della parola e della denuncia, è ‘Povera Patria’ nell’album ‘Come un cammello in una grondaia’; seguono in ‘Caffé de la Paix’ brani come ‘Lode all’inviolato’ o ‘Atlantide’ con la sperimentazione di nuove sonorità. Del 1994 è l’inizio della sua collaborazione con il filosofo siciliano Manlio Sgalambro e il frutto di questa intesa artistica e letteraria si traduce in gioielli della ricercatezza come ‘L’ombrello e la macchina da cucire’ e poi nel suo capolavoro, ‘La cura’ nel 1997.

Dopo un periodo segnato dal ritorno alla musica d’avangardia, i suoi ‘Fleurs’ lo vedono impegnato in un tributo ad altri artisti massimi della canzone d’autore italiana, primo fra tutti Fabrizio De André con ‘La canzone dell’amore perduto’ e ‘Amore che viene amore che vai’ – Battiato renderà omaggio alla figura di Faber anche nel concerto con altri artisti italiani, in cui non riuscirà a trattenere la commozione cantando proprio il suo brano – e internazionale come per ‘La canzone dei vecchi amanti’ di Jacques Brel; e con il singolo in duetto con Carmen ConsoliTutto l’universo obbedisce all’amore’.

A fine 2019 l’annuncio del suo ritiro dalle scene. Avremmo tanto voluto ‘guarirlo da tutte le malattie’ perché era davvero ‘un essere speciale’ e ora non sarà facile ‘sollevarci dai dolori’ e ‘salvarci da ogni malinconia’… Per tanti, la sua musica era davvero una ‘cura’.

 

 

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