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Blitz antidroga a Palermo, il nonno pusher faceva contare i soldi alla nipotina |VIDEO

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È stata la denuncia di una madre coraggio a far scattare la maxi operazione antidroga della polizia di Palermo che ha portato all’esecuzione di trenta misure cautelari, smantellando un fiorente traffico di droga sull’asse Palermo-Trapani. La donna, nel tentativo di salvare il figlio tossicodipendente, si è rivolta agli investigatori del commissariato di Partinico facendo emergere, quello che viene definito come un “allarmante spaccato di professionalità delinquenziale nel settore dello spaccio di cocaina”.

Le indagini, andate avanti dal gennaio a dicembre del 2019, hanno permesso di ricostruire 270 cessioni di droga, intercettando 31 utenze per un totale di quasi 180mila telefonate ascoltate. Fiumi di cocaina che da Partinico raggiungevano diversi comuni del Palermitano e del Trapanese. Gli investigatori hanno ricostruito l’organizzazione della rete di spaccio e fatto luce anche sulle “modalità violente” usate dall’organizzazione per il recupero dei crediti.

Gli arrestati – dicono gli investigatori – sono riusciti a gestire numerosissimi collaboratori, alcuni di essi, inoltre, non hanno disdegnato altri campi delittuosi in cui operare, tra cui quello dei reati predatori. Uno degli arrestati si è addirittura spinto a realizzare condotte di spaccio in presenza della nipotina, nata nel 2010, coinvolgendola a tal punto da farle contare manualmente il denaro ricavato dall’illecita transazione. In merito a quest’ultimo, infine, è stata anche registrata la capacità di fronteggiare alla pari eventuali competitor, allorquando le attività di spaccio sono state condotte al di fuori della provincia palermitana (fino a Mazara del Vallo)”.

Grazie alle indagini, inoltre, è stato possibile arrestare anche uno dei componenti del gruppo  che nel 2013 realizzò una violenta rapina a Partinico ai danni di un noto gioielliere. “In quella occasione, alcuni malviventi – travisati da militari della Guardia di Finanza – avevano immobilizzato il titolare e la rapina era stata portata a termine con un bottino di circa 400.000 euro ma con la reazione della vittima: quest’ultima, infatti, preso dalla necessità di difendersi, aveva impugnato il proprio revolver ed aveva fatto fuoco nei confronti di uno dei banditi”. Secondo gli agenti, l’arrestato aveva partecipato con il ruolo di “palo” e offrendo un rifugio sicuro ad uno dei rapinatori feriti per ben tre giorni, ostacolandone le ricerche.

 

 

 

 


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