“Mentre da oggi gli studenti delle scuole superiori di tutta Italia ritornano alle lezioni in presenza, gli studenti siciliani invece vengono penalizzati da una decisione errata del governo regionale per una malintesa interpretazione delle prerogative autonomistiche volta a coprire il mancato adeguamento dei locali alle misure di sicurezza e anticovid. Il diritto allo studio in presenza, dopo un anno così tribolato, deve essere uguale per tutti e non è tollerabile quanto deciso dall’assessore regionale Lagalla”. Lo dichiara il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo a proposito della circolare che dispone percentuali diverse, al ribasso, per il ritorno a scuola in presenza in Sicilia rispetto al resto d’Italia.
Il governo di Roma infatti ha deciso il ritorno in classe, fino alla fine dell’anno scolastico con una presenza garantita in zona rossa dal 50% al 75% e dal 70 al 100% per le zone gialle e arancioni. In Sicilia invece in caso di “zona rossa” la percentuale di studenti ammessi in presenza negli istituti superiori si attesterà al 50 per cento. Mentre per le zone gialle e arancioni, da oggi e fino al 30 aprile, gli istituti superiori possono adottare percentuali di presenza più basse, ma senza scendere al di sotto del 50 per cento per riallinearsi al minimo nazionale a partire dal 3 maggio.
Covid, rientro a scuola in Sicilia: ecco come si ritorna in classe dal 26 aprile
“Gli studenti siciliani – sostiene Elisa Carbone, commissario regionale dei Giovani Democratici – devono avere le stesse possibilità di tutti gli altri. Il diritto allo studio non può essere limitato da interventi evidentemente insufficienti, per esempio sulla sicurezza e sul trasporto. Ci sono stati mesi a disposizione per garantire il rientro ed invece – conclude – ci ritroviamo davanti ad uno scenario confuso. Serve più organizzazione e soprattutto più attenzione per gli studenti e le loro famiglie”.
“Mancato adeguamento del sistema dei trasporti, inadeguatezza degli spazi, fallimento della tracciabilità e rallentamento delle vaccinazioni per il personale docente: c’era tutto il tempo – afferma Caterina Altamore, responsabile del dipartimento Scuola del PD Sicilia – affinché la Regione si adeguasse per garantire un rientro in presenza agli studenti delle superiori siciliane, come nel resto d’Italia. I nodi vengono al pettine, non si è fatto nulla di tutto questo e quindi è stato deciso di abbassare le percentuali minime di rientro”.
“Rivendichiamo il diritto di tornare a scuola in presenza – dice Luigi Nicolosi, studente del liceo Spedalieri di Catania – con la stessa frequenza dei nostri compagni degli altri istituti italiani. Abbiamo vissuto un anno scolastico più a casa in DAD che non in classe. Questa differenziazione proprio non ci sta”.
“Gli studenti siciliani pagano il prezzo – sostiene Marta Sabatino, rappresentante degli studenti liceo Regina Margherita Palermo – dell’incapacità di un governo regionale che non è stato in grado di mettere in sicurezza gli istituti superiori. La scuola dovrebbe servire a colmare il divario tra nord e sud, la sua gestione durante questa pandemia invece lo sta solo facendo aumentare”.