Una dichiarazione di ripudio del fascismo come condicio sine qua non per ottenere la concessione di spazi pubblici. Era così a Trapani fino a pochi giorni fa quando una sentenza della prima Sezione del Tar Sicilia, arrivata dopo il pronunciamento del Cga sulla stessa questione, ha annullato la delibera del Consiglio comunale ritenendo “illegittimo imporre al richiedente la concessione di suolo pubblico di effettuare affermazioni che appaiono, almeno in parte, lesive del diritto inviolabile alla libertà di manifestazione del pensiero sancito dall’art. 21 della Costituzione”.
“Nel 2019, su pressione dell’Anpi – l’ex deputato nazionale Michele Rallo – il Consiglio comunale di Trapani ha approvato un emendamento alla modifica del regolamento sull’arredo urbano che ha stabilito che per chiedere la concessione di spazi pubblici si doveva sottoscrivere una dichiarazione di antifascismo”. Una proposta, chiarisce il sindaco Giacomo Tranchida, arrivata “non dalla giunta ma da alcuni consiglieri comunali i quali, comunque, erano mossi dall’affermazione,anche in questo caso, di principi costituzionali”. Rallo e l’ex sindaco di Custonaci Giuseppe Bica avevano avanzato una richiesta per allestire un banchetto per una raccolta di firme a tutela dell’articolo 21 della Costituzione ma, rifiutandosi di sottoscrivere la dichiarazione, non avevano ottenuto la concessione.
Da qui il ricorso al Tar per chiedere la sospensiva, respinta ma con rinvio sulla decisione del merito del ricorso. Il caso si spostò al Cga che, invece, accolse il ricorso entrando nel merito della questione. “Quattro pagine di ordinanza – evidenzia l’avvocato Augusto Sinagra – con cui il Cga praticamente prende a schiaffi il Comune di Trapani e il Tar e in cui sostiene che ‘le libertà fondamentali della persona richiedono una tutela vigile e immediata e che pertanto il provvedimento impugnato va sospeso”.
L’8 aprile la sentenza del Tar che,facendo propria la motivazione del Cga, ha accolto il ricorso perché “fondato sotto l’assorbente profilo della violazione dei principi della Costituzione italiana in materia di diritti fondamentali, di eguaglianza, di esercizio del diritto di riunione, di associazione e di manifestazione del pensiero e di associazione in partiti politici”.
“Quello che ci interessava soprattutto era sollevare il caso, anche a livello nazionale – spiega Rallo – Questa sentenza adesso diventa giurisprudenza e speriamo
possa servire a svelenire questo clima di contrapposizione che in questi ultimi anni è stato creato in Italia. Un clima artificiale – sottolinea l’ex deputato di An – creato appositamente da alcuni e che ci ha riportato ai livelli del dopo guerra. Parlare di antifascismo dopo il 1945, o di anticomunismo dopo il 1991, è un non senso”.
“Le sentenze possono più o meno essere condivise ma vanno rispettate – commenta il sindaco di Trapani che nell’attesa del giudizio del Tar, non ha applicato il regolamento – non voglio fare Ponzio Pilato, ma da osservatore esterno so che entrambe le parti, sia chi ha voluto la modifica al regolamento sia chi ha presentato il ricorso, sono rispettosi della Costituzione. I principi a cui si ispiravano i consiglieri sono contenuti nella Costituzione, forse però la formulazione ha travalicato le competenze di un organo, pur rispettabile, come il Consiglio comunale”.