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Ponte sullo Stretto: 50 anni di attesa, tra accuse e sospetti su chi rema contro la Sicilia | EDITORIALE

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Un dibattito lungo da ormai troppi anni, a volte acceso e a volte in sordina, ovvero in gran segreto per non scoprire chi è contro e chi a favore della grande struttura del Ponte di Messina richiesta da Sicilia e Calabria. Il nostro Cronaca di Sicilia ha già dato notizia, a firma di Giorgia Messina, nell’edizione del 12 aprile, del richiamo al Governo a decidere sul da farsi; ma c’è il dissenso che avvolge il futuro del collegamento Sicilia – Calabria, e della impossibilità di realizzazione entro il 2026 secondo quanto disposto dal Recovery Plan destinato alle opere strutturali.

Al riguardo, se ne è parlato in Parlamento, a margine di una relazione del ministro all’Economia Daniele Franco, da cui è emerso chiaro ed esplicito che del Ponte sullo Stretto se ne dovrà ridiscutere nel futuro con la creazione di un Fondo per tutte quelle opere che rimangono escluse dal Recovery.  Il che significa, in poche parole, che per Sicilia e Calabria il sogno di un sicuro risveglio economico rimarrà tale, con rinvii ad hoc che si trascinano dal 1973 quando Silvio Berlusconi indicò una spesa di 300 milioni di lire per poter realizzare la completa opera. Si disse che la spesa era troppo alta e l’opera sprofondò nel silenzio assoluto.

Qua e là, solo qualche cooperativa di industriali si assunse la responsabilità di uno studio con cifre più abbordabili, ma siamo arrivati ad oggi con preventivi di spesa da miliardi di euro che il Recovery Plan non prevede, nonostante abbia la capacità di 209 miliardi di euro di cui una parte saranno destinati al Sud, è stato assicurato, ma non alla realizzazione del Ponte. Il Governo, tuttavia, è al lavoro per trovare una via d’uscita alla stagnazione e per esaminare la richiesta di un Fondo per lo scostamento dal Recovery in previsione del varo del Def o con una quota dell’extradeficit. Ma, nel contempo, si accendono le proteste e le accuse sui presunti “nemici” del Ponte: il più infuriato è il governatore della Regione Siciliana, Nello Musumeci  che indica chi “rema contro la Sicilia”, che sospetta di lobby e riferisce un presunto ambientalismo di sinistra che agisce unitamente al Pd e al M5S.

“Vogliono che si torni al tempo delle palafitte”, dice Musumeci all’Ansa, “addirittura hanno votato all’Ars, nella seconda legislatura, un ordine del giorno per ribadire la loro contrarietà”.  Il Recovery Plan è destinato a finanziare anche nel Sud infrastrutture, digitalizzazione e sanità, spiega Antonio Tajani in un incontro con il ministro del Sud Mara Carfagna.

Quali che siano le varie posizioni politiche sul Ponte sullo Stretto, quali i motivi che animano lo schieramento contrario, se sono validi motivi economici locali (compagnie marittime) o interessi di speculazione (si pensi che Messina è divisa tra i boss di clan malavitosi, secondo un’inchiesta del Dda della città dello Stretto) resta l’amarezza nel dover constatare l’impossibilità del collegamento veloce dalla Sicilia alla Calabria, in questo tempo di nuove tecnologie e ingegneria capaci di dare impulso all’economia verso i mercati industriali e commerciali d’Europa, e allo sviluppo dell’import ed esport. Un sogno che dura ormai da 50 anni, corsa a ostacoli senza traguardo raggiungibile.

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