Ricominciare, il cammino può riprendere, la politica indossi il vestito più bello e si faccia promotrice di positive iniziative. Dallo scoramento, dopo il caso sanità regionale alla speranza: i siciliani che vogliono uscire all’aperto con dignità e decoro, di fronte alle delusioni sanno rimboccarsi le maniche e guardare al futuro con occhio benevolo, perché la speranza qui da noi in Sicilia non muore mai e ci aiuta ad andare avanti a testa alta, e ora si è in fiduciosa attesa che la magistratura faccia chiarezza nel caos scatenato dalla scoperta di dati sulla pandemia in Sicilia finiti sotto accusa e con ai domiciliari i tre presunti manovratori e dalle intercettazioni in cui uno dei tre avrebbe ordinato “spalmiamo i morti” , che il governatore Nello Musumeci considera una “battuta infelice” usata nel gergo.
Qual è questo gergo? È il popolar-criminale che si usa negli antichi quartieri di Palermo, nei sussurrii agli angoli dei vicoli bui, quando si vuol dire di spalmare, cancellare tutto ciò che nuoce alla mentalità atavica ? Chi ha detto quella frase, certamente non pensava a un comportamento contro legge, ma l’ha detta senza alcun dubbio a proposito dei dati non veritieri sulla diffusione del virus e sulle vittime, allo scopo di rendere la zona rossa in una tinta sempre più scolorita. Né vale la posizione rammaricata di Musumeci quando, prendendo la parola in Parlamento, a Sala d’Ercole, si è chiesto se tra i presenti vi fossero degli “ascari”, anche questa battuta infelice perché ci riporta ai tempi del colonialismo italiano in terra abissina; ora lo stesso Nello Musumeci non è più in una posizione tranquilla; 100 componenti parlamentari e regionali del Pd lo invitano a dimettersi firmando un documento, e avviando la raccolta delle firme di sottoscrizione, con cui si chiede al Governo nazionale la rimozione del Governatore siciliano dalla carica di commissario per l’emergenza Covid in Sicilia, le immediate dimissioni da presidente della Regione Siciliana.
Di fatto, si apre la crisi del Governo Siciliano nella confusione totale, accuse di condurre una politica regionale superficiale e di e controaccuse tra parlamentari, e salvando in extremis la Finanziaria approvata, dopo che il governo era stato battuto per due volte. Questo tipo di scenario non è nuovo nella storia politica siciliana. Chi ha i capelli grigi, si ricorderà bene di”franchi tiratori” nei lavori dell’Ars, di compromessi tra gruppi di partito, di presidenti della Regione che si susseguivano anche a distanza di pochi mesi, come se si fosse a raccontare la trama della commedia dell’arte di “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello in cui, pur convivendo nello stesso gruppo, ognuno era alla ricerca della propria coscienza, era nessuno nella realtà sociale e in centomila cercavano la propria identità sperduta nella noia, questa anche evidenziata dal Verga per descrivere la solitudine in cui ciascun individuo viveva come escluso da ogni interesse.
Erano quelli i periodi politici senza equilibrio e incapaci di riuscire a trovare la via del cambiamento; solo Piersanti Mattarella, giovane e dinamico presidente della Regione Siciliana, cercò di dare un freno allo sbandamento, di avviare quel cambiamento di cui si parlava senza convinzione; ma il sogno suo e dei siciliani svanì per mano mafiosa che aveva l’interesse a che nulla si cambiasse.
Anche ora, e quando sembrava che il governo siciliano avesse intrapreso la via giusta, la commedia dell’arte si ripropone sul palcoscenico regionale, e davanti a un pubblico confuso dalla stessa confusione politica e frastornato dal Covid e suoi collaterali, tra zona rossa e colori sbiaditi, con la paura della salute pubblica non abbastanza garantita, nonostante il piano vaccinale. Intanto, Musumeci, uomo fermo nelle sue convinzioni, difende, da buon condottiero, a spada tratta la squadra del suo governo, in attesa che la Procura dPalermo, di Palermo, che ha ricevuto gli atti da quella di Trapani, si pronunci sull’esito degli interrogatori ai tre attualmente agli arresti domiciliari.