La guardia di finanza di Trapani ha sequestrato beni per un valore di otto milioni di euro a Michele Angelo Licata. Il provvedimento è stato eseguito in esecuzione del decreto del presidente del Tribunale di Marsala, Lorenzo Chiaramonte, su richiesta della Procura della Repubblica. Il sequestro ha riguardato risorse finanziarie, terreni, beni mobili registrati ed immobili di proprietà di Licata e dei familiari di quest’ultimo (la moglie, le tre figlie ed il genero).
L’esecuzione del sequestro costituisce l’epilogo di una lunga ed articolata vicenda giudiziaria che ha coinvolto il noto imprenditore marsalese inizialmente, scrivono gli investigatori, “per una serie di gravi e reiterate condotte di frode fiscale e di truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti comunitari e successivamente per i reati ascrittigli dalla Autorità Giudiziaria sulla base delle fonti di prova acquisite a suo tempo dai militari in forza al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trapani”.
Licata opera nell’ambito della ristorazione, dell’intrattenimento e del settore turistico-alberghiero: le Fiamme Gialle avevano individuato “il vorticoso volume d’affari generato dalle fatture false che il Licata, da anni, utilizzava nella propria attività, pari ad oltre 25 milioni di euro. Tali accertamenti avevano inoltre consentito di qualificare l’evasione fiscale così rilevata in capo alle società del Licata e del proprio nucleo familiare – in particolare alla Roof garden, alla Rubi e alla Delfino S.r.l. – come finalizzata, oltre che all’abbattimento della base imponibile, alla artificiosa creazione dei presupposti di ammissione alle provvidenze comunitarie stanziate per il comparto turistico-alberghiero”.
Secondo le successive indagini, l’imprenditore marsalese sarebbe riuscito a gestire i proventi delle sue attività con l’intento di sottrarsi, oltre che al pagamento di ulteriori imposte dovute, anche all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale eseguita nei suoi confronti. “Specie attraverso l’utilizzo spasmodico di contanti ed assegni circolari – nel corso di una sola perquisizione domiciliare i militari in forza al Nucleo ne sequestrarono per oltre un milione di euro – era riuscito ad appropriarsi indebitamente degli utili prodotti dalle proprie imprese ed a reimpiegarli, spesso servendosi di rapporti bancari intestati ai propri familiari, in una molteplicità di investimenti finanziari (prodotti e quote finanziarie)”.
Per questo motivo l’autorità giudiziaria ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Marsala il sequestro preventivo, oggi eseguito dalle Fiamme Gialle trapanesi.