17.6 C
Palermo

Salemi, omicidio Angela Stefani: ergastolo per Vincenzo Caradonna

DaLeggere

La Corte d’Assise di Trapani, presieduta da Enzo Agate, giudice a latere Franco Messina, ha condannato all’ergastolo Vincenzo Caradonna, 48 anni, originario di Salemi, imputato per l’omicidio della compagna Angela Stefani, avvenuto in Salemi nel gennaio del 2019. La Corte ha accolto pienamente le richieste avanzate dal pm della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, Antonella Trainito, escludendo le attenuanti e ritenendo che l’imputato fosse capace di intendere e di volere.

Le accurate indagini dei carabinieri della Compagnia di Mazara del Vallo, avviate nel febbraio del 2019, sotto il costante coordinamento e la direzione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, Vincenzo Pantaleo e del sostituto procuratore, Silvia Facciotti,  hanno determinato la Corte di Assise a ritenere che, così come ritenuto dall’ufficio inquirente,  Vincenzo Caradonna abbia barbaramente ucciso la sua convivente tra le mura domestiche. Questa la ricostruzione della verità processuale accertata dalla Corte d’Assise che combacia con la ricostruzione investigativa sostenuta dai carabinieri e dalla Procura, anche sulla base dell’expertise dei reparti scientifici dell’Arma.

Senza successo i tentativi della difesa di ottenere l’assoluzione attraverso la consulenza di periti che potessero ribaltare le ipotesi accusatorie. Infatti, nella fase delle indagini, le analisi dei Ris sulla scena del crimine in relazione agli schizzi di sangue derivati dal movimento dell’arma del delitto, avevano stabilito che l’autore dei colpi inferti ad Angela Stefani non potesse che avere utilizzato la mano sinistra. A tal proposito, in sede di dibattimento è stato possibile dimostrare sia la piena capacità di intendere e di volere con condizioni psichiche compatibili con il regime carcerario, sia che l’imputato fosse ambidestro e quindi capace di utilizzare entrambe le mani con la stessa abilità.

Analogamente vani sono risultati peraltro i tentativi difensivi di ipotizzare una responsabilità a carico dei figli della Stefani e dell’ex compagno, il cui coinvolgimento non è mai emerso in alcuno dei momenti dell’accuratissima indagine svolta. Caradonna è stato condannato anche per il reato di soppressione di cadavere del corpo della donna, contestato dalla Procura della Repubblica per il mancato rinvenimento delle spoglie della vittima, malgrado gli sforzi degli inquirenti protrattisi per giorni e notti, senza soluzione di continuità anche avvalendosi dell’ausilio di cani molecolari e dei sommozzatori.

Il mancato  rinvenimento del corpo – circostanza più volte evidenziata della difesa quale elemento che potesse mettere in dubbio la consumazione dell’omicidio – non ha dunque inficiato il quadro probatorio a carico dell’imputato. “Le vane ricerche del cadavere – spiegano gli investigatori – hanno seguito un binario parallelo rispetto alle indagini di polizia che hanno evidenziato come Caradonna, subito dopo l’omicidio della compagna avesse tentato di  allontanare i sospetti da sé, anche inquinando la scena del crimine. L’abitazione infatti è stata oggetto di sopralluogo minuzioso del Ris di Messina che, oltre ad evidenti tracce del delitto, ha rilevato anche una consistente e grossolana attività di ripulitura di altre copiose tracce di sangue”.

 

- Sponsorizzato -

Leggi anche:

SCRIVI UNA RISPOSTA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore, inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

- Sponsorizzato -

Ultimi articoli