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Sparatoria allo Zen, arrestati due fratelli: la ricostruzione dell’agguato

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Ci sono due fermi per la sparatoria di ieri nel quartiere Zen di Palermo. Si tratta di Letterio Maranzano, 35 anni, uno dei tre feriti nell’agguato, e del fratello Pietro. La polizia ha eseguito il provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Entrambi sono accusati di tentato omicidio, con l’aggravante del “metodo mafioso”.

Gli investigatori della Squadra Mobile, diretti da Rodolfo Ruperti, hanno ricostruito in poche ore quanto avvenuto ieri pomeriggio in via Filippo Patti, dove Giuseppe e Antonino Colombo, padre e figlio, sarebbero stati convocati per un chiarimento dopo una lite. Poi la sparatoria e la corsa in ospedale. Padre e figlio non sono in pericolo di vita.

Sul posto gli agenti hanno repertato una decina, tra proiettili e bossoli, lasciati sul selciato a documentare la sparatoria. Letterio Maranzano, non è nuovo alle forze dell’ordine, ritenuto vicino alle famiglie mafiose dello Zen e già gravato da precedenti, tra gli altri, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli investigatori, l’agguato è scattato dopo una lite avvenuta il giorno prima “quando le vittime si sono fronteggiate con un gruppo di persone, capeggiate dai Maranzano; da quell’incontro, nasceva una discussione, presto giunta a spintoni e testate”.

Ad avere la peggio sarebbero stati i Colombo da lì a poco bersaglio di un assalto da parte di un commando armato, di cui i Maranzano sarebbero stati parte attiva, insieme con altri al momento rimasti ignoti. “In via Filippo Patti -aggiungono dalla questura – si consumava il delitto, con l’esplosione di oltre una decina di colpi di arma fuoco, che ferivano Giuseppe Colombo alle braccia e alla gamba sinistra, il figlio Antonino al gluteo. Il commando armato che i due Maranzano avevano allestito raggiungeva i Colombo a bordo di più auto di grossa cilindrata, scortate da moto e scooter, da cui scendevano una decina di persone che, armi in pugno, inseguivano gli obiettivi e sparavano contro di loro, ad altezza d’uomo, per poi dileguarsi solo dopo avere lasciato sul selciato una decina tra proiettili e bossoli. Feriti dall’assalto, il padre e figlio venivano caricati in auto e portati in ospedale”.

Il complesso degli elementi indizianti nel frattempo raccolti ha indotto la Procura della Repubblica ad emettere un fermo di indiziato di delitto, aggravato dalle modalità mafiose, a carico dei Maranzano che sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile.

 

 


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