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Màkari con Gioè in Sicilia: il valore della cultura da promuovere contro la criminalità | EDITORIALE

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Vi sono scrittori siciliani che vanno alla grande, altri meno fortunati in libreria dove fanno fatica a vendere la propria produzione, perché non godono di pubblicità e promozioni adeguate. Però, di positivo, nel  complesso, c’è la cultura che cresce e si diffonde, al contrario di quanto sostengono i pessimisti che stanno sempre dietro l’angolo pronti a criticare su tutto. La Sicilia culturale che cresce è un dato di fatto; editori di libri in aumento, giovani scrittori in primo piano; la cultura sgombra il pensiero dagli egoismi, sviluppa la convivenza civile, promuove la legalità. Anche la cinematografia è cultura allorché dedica le sue fiction alla Sicilia, al suo modo reale di essere, ai suoi abitanti.

È andato in onda nella tv nazionale, Rai 1, a puntate, il film Màkari, con protagonista Claudio Gioè, bravissimo e sensibile attore siciliano che, con gli altri attori protagonisti, riesce a rappresentarci, con ottima sceneggiatura, una Sicilia umana, ironica, “letteraria”, tradizionale e moderna. È la Sicilia che si ama così com’è, senza esagerazione, quasi in punta di piedi, umana, nota nel mondo e stimata, ma non così dichiarata come dovrebbe essere, probabilmente per inconscio timore a palesare apertamente l’amore per una terra che da secoli, e pur tra mille contraddizioni, è culla di cultura già rappresentata da poeti e scrittori di pregio, e “cantata” da cantautori dialettali che hanno esaltato le nostre tradizioni di arte, di vita nei borghi e nel mondo rurale, non trascurando di rifarsi alla grande scuola poetica siciliana voluta e creata dai Normanni di Federico II a Palermo dal 1230 al 1250 con Jacopo da Lentini, Guido delle Colonne e Pier della Vigna, e che seppe produrre la traccia della lingua italiana a Firenze, ripresa e sviluppata poi da Dante Alighieri con la sua Divina Commedia e il “dolce stil novo”dal 1280 al 1310 nel 24° Canto del Purgatorio.

Come si può dedurre, ad ogni fiction ambientata in Sicilia, affiora spontaneo e seducente il fiore della cultura siciliana tenuto nascosto, quasi fosse creatura “tanto gentile e tanto onesta pare quand’ella altrui saluta” – sottolineando che “pare” va inteso come “appare” e “onesta” come pura – che si muove con delicatezza senza recare disturbo ad alcuno. In tutto questo, si trova il carattere discreto, non invadente, della popolazione siciliana che rifiuta intromissioni e invadenze, di qualsiasi genere, soprattutto malavitose, criminali e ricattatorie che sono macchie non volute e che la Sicilia di oggi contrasta e va, progressivamente, cancellando con la forza della sua cultura, anche civile.

A ciò, è auspicabile che l’istituto della cultura sia incentivato in Sicilia, con la possibilità di aperture di più librerie e nuovi centri culturali aperti ai giovani, di gallerie d’arte, biblioteche e musei. Certo, oggi con le ristrettezze e chiusure per il Covid non è facile, ma programmare adesso per attuare domani non sarà tanto difficile da parte degli enti regionali e comunali.

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