La previsione di avere il “sottogoverno” pronto entro il fine settimana, già a rischio nei giorni scorsi, sembra ormai sfumare di ora in ora. I partiti sono ancora alle prese con le grane interne. La deadline si sposta a lunedì, ma potrebbe slittare ulteriormente. Il premier, pare abbia lasciato ai partiti le indicazioni per la squadra del sottogoverno – alcune forze politiche starebbero stilando una rosa di nomi di papabili- ma comunque dirà la sua in merito alle proposte. Il vaglio sarebbe incardinato su due criteri: la continuità e la non divisività.
Un po’ sulla falsariga delle scelte per la squadra di governo. Con una novità di non poco conto: le grane interne al M5S – che hanno visto l’espulsione di 15 senatori (possibile cartellino rosso anche per altri sei che non hanno votato) – assottiglierebbe la quota grillina di sottogoverno, portandola da 13 a 11. Il che farebbe salire a 8 i sottosegretari di Pd e Lega, lasciando invariate le altre quote: 7 a Fi e uno a testa tra i Leu, Maie, Più Europa, centristi, Autonomie. Forse per Iv potrebbero esserci 2 posti.
Sfumerebbe anche l’ipotesi che Crimi, ex viceministro all’Interno, vada alla Giustizia, dove era dato in pole. In via Arenula, per i 5 Stelle, dovrebbero giocarsela l’ex capogruppo al Senato Gianluca Perilli e Francesca Businarolo. I grillini scalpitano per un posto, con l’obiettivo di mettere in salvo le riforme, a partire da quella della prescrizione nel mirino del resto della maggioranza. Stesso discorso per il dicastero del Lavoro, guidato dal dem Andrea Orlando, dove per puntellare il reddito di cittadinanza potrebbe arrivare la deputata Maria Pallini, nel team del futuro proprio come facilitatrice delle tematiche sul lavoro. I 5 Stelle puntano poi a piazzare un loro uomo al super dicastero “green” voluto da Beppe Grillo. In pole per affiancare Roberto Cingolani – il fisico suggerito a Draghi dallo stesso fondatore del M5S – c’è Stefano Buffagni, che nel peggiore dei casi potrebbe restare al Mise ma che sicuramente ricoprirà una casella del sottogoverno.
Per lo Sviluppo economico si fa largo anche il nome di Carla Ruocco, ma per approdare a via Veneto l’ex esponente del direttorio grilllino dovrebbe lasciare la presidenza della commissione di inchiesta sulle banche, il che aprirebbe una nuova partita in Parlamento e rischierebbe di generare ulteriore dissenso nei 5 Stelle. L’ex viceministro Giancarlo Cancelleri potrebbe essere confermato ai Trasporti, ma non è escluso che lasci per il dicastero del Sud, complice il dissenso dei parlamentari meridionali per l’inconsistenza del Sud nella compagine governativa. Sulla rampa di lancio, sempre per il ministero guidato da Mara Carfagna, la deputata Gilda Sportiello. Al ministero dell’Economia i pentastellati puntano sulla riconferma di Laura Castelli, mentre all’Interno dovrebbe tornare a spuntarla Carlo Sibilia.
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Pierpaolo Sileri potrebbe restare con Roberto Speranza alla Salute, per la Scuola “scalpita” Luigi Gallo, ma potrebbe spuntarla anche l’ex sottosegretario alla Cultura nel primo governo Conte Gianluca Vacca. Alla Difesa ci potrebbe essere il ritorno di Angelo Tofalo, che aveva già rivestito il ruolo di sottosegretario nel primo governo Conte, ma altro nome che rimbalza è quello del giovanissimo Luigi Iovino. Un’altra possibile new entry è Luca Carabetta, giovane deputato tra i nomi indicati da Capital tra gli under 40 più impegnati per un futuro migliore: per lui potrebbe aprirsi uno spazio al ministero dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale capitanato da Vittorio Colao. Infine, per affiancare Luigi Di Maio alla Farnesina nel Movimento se la giocano in due, due ex: la viceministra Emanuela Claudia Del Re o Manlio Di Stefano.
Per quanto riguarda il Pd la partita ruota attorno all’ormai famoso “caso” donne. Il segretario Nicola Zingaretti anche oggi ha ripetuto che la ferita verrà sanata. Tuttavia, tra i parlamentari dem è forte la convinzione che i tre uscenti maschi di cui si parla in questi giorni restino in pole position per una riconferma: Antonio Misiani già viceministro al Mef, Matteo Mauri viceministro all’Interno e Andrea Martella sottosegretario alla presidenza con delega all’Editoria.
Sui 7 posti tra viceministri e sottosegretari che dovrebbero spettare al Pd la ripartizione di genere si articola tra 2/3 uomini e 4/5 donne. Se le donne fossero cinque, in complesso, la delegazione dem di governo sarebbe in perfetta parità di genere. Tuttavia nella partita potrebbe anche entrare la variante vicesegreteria: la prossima settimana – ancora non c’è convocazione – potrebbe tenersi una Direzione del Pd nella quale discutere della questione per la nomina di vicesegretaria donna. Sui nomi per la squadra di sottogoverno si parla di riconferma per la viceministro degli Esteri, Marina Sereni, e della viceministro alla Scuola, Anna Ascani. Ma non vengono escluse riconferme anche tra le altre uscenti Sandra Zampa in primis alla Salute e poi Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Cultura), Francesca Puglisi (Lavoro) Alessia Morani (Mise). Sulle possibili new entry restano forti le voci su Marianna Madia e Valeria Valente che, tra l’altro, è anche un’esponente del Sud in un governo molto a trazione nordista.
Nella rosa proposta dalla Lega, dovrebbero essere in pole Giulia Bongiorno, data per molto vicina a largo Arenula, al fianco di Marta Cartabia, Stefano Candiani o Nicola Molteni al Viminale, Luca Coletto con Roberto Speranza alla Salute, infine Lucia Borgonzoni di ritorno al Collegio Romano con il dem Dario Franceschini. Restando in casa Lega invece, rumors parlano di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, tra i nomi per la casella dei rapporti con il parlamento, con il riconfermato ministro D’Incà. In quel caso il nome di Gian Marco Centinaio è dato in pole per la guida dei senatori di Salvini.
Anche in casa Forza Italia c’è fermento. Tanti aspiranti veri o presunti per solo sette posti, di cui uno spetterebbe all’Udc. Per la precisione si tratterebbe di 5 senatori e due deputati. Ecco, secondo le ultime indiscrezioni, la griglia dei papabili: a palazzo Madama si fanno i nomi di Lucio Malan, già componente della commissione Affari esteri e emigrazione di Palazzo Madama per la Difesa o gli Esteri; Francesco Battistoni, commissario regionale nelle Marche, vicino a Tajani, per l’Agricoltura; Gilberto Pichetto, in lizza per un ruolo ‘economico’ vista l’esperienza maturata nelle commissioni Finanze, Lavoro-Politiche sociali e Sviluppo economico di palazzo Madama. In corsa pure Stefania Craxi per Fi e Maria Alessandra Gallone per i centristi.
Come deputati circola il nome di Andrea Mandelli, fedelissimo del Cav e presidente dell’Ordine nazionale dei farmacisti, per un incarico al ministero della Salute, e quello dell’avvocato Francesco Paolo Sisto, responsabile Giustizia del partito, per la casella di via Arenula. Per il Viminale spunta il nome di Marianna Li Calzi. Per lei sarebbe un ritorno, essendo già stata sottosegretaria all’Interno nel ’94 con il governo Berlusconi. Si è parlato anche di GiorgioMulè, Andrea Cangini e Alberto Barachini per le Telecomunicazioni o l’Editoria. Ma secondo gli ultimi rumors, tutto farebbe pensare che Barachini resterà alla presidenza della Vigilanza Rai.
Il partito di Silvio Berlusconi potrebbe ottenere il sottosegretario con delega allo sport e in questo caso la partita sarebbe a tre: tra i deputati Cosimo Sibilia, lo schermidore olimpionico Marco Marin e Paolo Barelli, presidente della Federazione nuoto. Se la scelta dovesse ricadere su Sibilia, dovrebbe rinunciare alla candidatura a presidente della Figc che lo vede contrapposto all’attuale presidente federale, Gabriele Gravina.