Il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi proposti da Marcello Viola e Francesco Lo Voi contro la nomina di Michele Prestipino come procuratore di Roma. Respinto invece il ricorso di Giuseppe Creazzo. Quest’ultimo, procuratore di Firenze, insieme a quello di Palermo, Lo Voi, e al procuratore generale di Firenze, Viola, avevano proposto autonomi ricorsi giurisdizionali contro la nomina di Prestipino votata dal Csm il 4 marzo scorso. La sentenza è stata depositata questa mattina.
“Non risulta in atti una motivazione specifica sull’esclusione (…) per cui deve concludersi che, in realtà, la procedura di conferimento dell’incarico direttivo sia stata viziata “a monte” dalla carenza di motivazione in ordine all’esclusione” scrivono i giudici della prima sezione del Tar del Lazio in merito al ricorso presentato da Viola. “Ne consegue che l’omissione della valutazione data dalla revoca della proposta a lui favorevole del 23 maggio 2019, appare priva della necessaria motivazione, in assenza di elementi oggettivamente riscontrabili a suo carico (rinvio a giudizio, apertura di procedimento disciplinare e simili)” si legge.
Per quanto riguarda invece il ricorso presentato da Lo Voi, i giudici amministrativi spiegano che “se fosse il criterio – non del radicamento territoriale – ma della originalità territoriale, soprattutto per quando riguarda grandi realtà metropolitane, a guidare quindi la scelta del Csm, ne conseguirebbe vantaggio soltanto chi, anche solo per pochi anni, abbia avuto modo di sviluppare in loco le sue esperienze investigative, e tale vantaggio sarebbe quasi incolmabile a parità di curriculum attitudinale e di merito”.
“È chiaro, infatti, che ogni realtà metropolitana può vantare una peculiare struttura criminale in relazione allo sfondo di riferimento (ad esempio, a Milano può invocarsi a tali fini la presenza di grandi gruppi industriali, a Genova quella di una realtà portuale e così via) sicché ogni magistrato già con incarichi semidirettivi in tale realtà potrebbe avvantaggiarsi nell’attribuzione di un incarico direttivo nel medesimo contesto, violando così il riconosciuto carattere “nazionale” della procedura di affidamento di incarichi direttivi e semidirettivi”.
“In sostanza – sottolineano giudici – l’apprezzamento in concreto del merito e delle attitudini organizzative e dirigenziali deve essere fatta, per gli uffici di grandi dimensioni, alla stregua dei risultati organizzativi e gestionali già conseguiti e non sulla base della conoscenza della realtà criminale specifica che caratterizza lo sfondo geografico di riferimento”.
Il prossimo passo dopo la sentenza del Tar del Lazio sarà il ricorso al Consiglio di Stato da parte del procuratore Michele Prestipino.
Il CSM nominando Prestipino ha accolto le pressioni della cricca Palamara. Che vergogna!!!!!!