“Il MoVimento 5 Stelle ha sempre messo al centro i temi e gli obiettivi. Ora, grazie all’intuizione, alla tenacia e alla visione di Beppe Grillo, e grazie all’impegno comune siamo riusciti a dotare il Paese di un Ministero per la Transizione Ecologica”, così il capo politico del M5s, Vito Crimi, poco dopo l’annuncio della nuova lista dei ministri del nuovo governo Draghi. Parole che risuonano come note stonate alle orecchie dei deputati grillini all’Ars. A loro il nuovo esecutivo non piace e non lo voterebbero.
“Sicilia dimenticata – dicono – non era questo il governo che ci aspettavamo. Siamo delusi sia dal nome dei ministri, che dalla loro provenienza geografica. La Sicilia è stata totalmente dimenticata, e in questo momento storico, con la programmazione del Recovery Fund, questo può essere devastante, contribuendo ad allargare ancora di più il gap tra Nord e Sud”.
“La Sicilia è sempre stata una roccaforte per il Movimento 5 stelle, non essere rappresentata nell’esecutivo è uno schiaffo per i nostri cittadini. Se fossimo al posto dei parlamentari siciliani a Roma non voteremmo la fiducia a questo governo Draghi“.
Prematuro parlare di “strappo con Roma”, sono affermazioni fatte a botta calda nella tarda serata di eri. Del resto, lo dicono i fatti che com’è noto, sono argomenti testardi, all’interno della compagine pentastellata il dissenso interno, quanto meno quello palesato pubblicamente, non è mai stato digerito al meglio.
“Ne valeva la pena?“, scriveva invece ieri su Facebook, nel momento in cui venivano snocciolati i nomi dei nuovi ministri, Alessandro Di Battista, uscito dal MoVimento proprio per la scelta di appoggiare un governo di “unità nazionale”.
Non si è fatta attendere la replica di Ignazio Corrao, eurodeputato ex grillino, fuoriuscito anche lui a inizio dicembre: “Non è più il mio movimento, ormai è come gli altri partiti”, aveva detto. Caustica la risposta al post di Di Battista: “(…) Quelli che vedono un senso in questa cosa mi ricordano il (gran) film “underground” di Emir Kusturica. Stanno sottoterra per anni e anni a costruire armi, convinti che fuori si stia combattendo una guerra e le armi servano a difendere il Paese. Peccato che però la guerra fosse finita da un pezzo“. Soltanto il tempo potrà dire se l’implosione all’Ars avrà un seguito o i panni sporchi si continueranno a lavare in casa.