“La scuola ‘a distanza’, non è per tutti: è per i pochi che possiedono i mezzi e un adeguato supporto famigliare; non raggiunge coloro che, anche tra i banchi, faticano a seguire; è un blando palliativo che consegna solo nozioni e dimentica le relazioni, non contemplando quanto di più educativo ci sia dentro una classe, tra i corridoi, in una palestra o in un cortile scolastico: il rapporto umano”. Inizia così la petizione lanciata su change.org da tre maestre sarde, Giovanna Magrini, Daniela Marras, Lourdes Ledda.
“Insegniamo in una scuola primaria sarda – scrive Daniela Marras a Cronaca di Sicilia – ad Aprile lanciammo una petizione che stiamo riproponendo ancora oggi poiché, come è risultato evidente, nulla è stato fatto per risanare le ventennali ferite della scuola pubblica italiana, nemmeno sotto l’urgenza dettata da questa pandemia”.
Il “no” delle insegnanti nei confronti della didattica a distanza (Dad) nasce da ragioni che risiedono nella conoscenza delle dinamiche delle giovani menti private in questo modo “di una socialità indispensabile, del contatto diretto con compagni e docenti, non può, infatti, venir compensata da dei, pur ingegnosi, “tele-docenti”.
“Noi insegnanti – si legge, tra le altre cose, nel testo della petizione su change.org – assai preoccupati, oggi più di ieri, vogliamo sollevare la mano, come fino a poco tempo fa insegnavamo ai nostri alunni, per dire “NO” a questo scempio di D.a.D. fatto passare per innovazione tecnologica; “NO” alle arbitrarie disposizioni/imposizioni in merito, dei singoli Dirigenti Scolastici”.
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