La prima sezione civile della Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna per calunnia inflitta in primo grado a Massimo Ciancimino, superteste del processo Trattativa, per aver accusato falsamente Rosario Piraino, all’epoca funzionario dell’Aisi. Ciancimino dovrà quindi versargli 50mila euro di risarcimento oltre alle spese legali. Piraino è stato difeso nei due gradi di giudizio dagli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria.
Ciancimino, nell’agosto del 2009, aveva dichiarato alla Procura di Bologna che Rosario Piraino lo aveva minacciato e intimidito nella sua abitazione di Bologna, il 3 luglio 2009, per impedirgli la collaborazione con la magistratura. Tuttavia, dalle indagini era emerso che in tutto il 2009 Piraino non avesse mai messo piede a Bologna. Inoltre, le telecamere, poste su ordine della Procura emiliana ad insaputa di Ciancimino davanti alla sua abitazione, avevano categoricamente escluso la presenza di Piraino. Il gip di Bologna, già nel 2013, aveva archiviato la posizione di Piraino, sulla base della richiesta della Procura.
Secondo la sentenza della Corte di Appello, il movente delle calunnie di Ciancimino era “l’interesse di accreditarsi presso l’Autorità giudiziaria quale bersaglio della consorteria mafiosa, onde dimostrare di esserne vittima, e non partecipe, in tale quadro dovendosi collocare la denuncia da parte dello stesso di numerosi atti intimidatori contro la sua persona, rivelatisi poi non veri”.
Su richiesta dei legali di Piraino, la Corte di appello, oltre a confermare la condanna a 50mila euro di risarcimento, ha condannato Ciancimino alla ulteriore sanzione in favore dell’ex agente dei servizi segreti di 8.000 euro per “lite temeraria”. Ciancimino, per la stessa ragione, dovrà pagare allo Stato una ulteriore somma pari a 1.138,50 euro.