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Palermo, spazi urbani nella realtà post-Covid: 4 aree riprogettate da giovani professionisti

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La spiaggia della borgata di Vergine Maria come un grande teatro multifunzionale all’aperto. Il piazzale Ungheria trasformato in un giardino con un’arena e postazioni per la lettura o la meditazione. Una rete con oltre 61 chilometri di corridoi urbani ecologici destinanti a biciclette e altri mezzi della micro-mobilità dolce per collegare i grandi nodi urbani. Un sistema di nuovi spazi flessibili per eventi culturali nell’area tra la cittadella universitaria e corso Calatafimi.

Socialità e sicurezza tenute insieme da quattro idee progettuali “cucite” su specifiche aree di Palermo ma esportabili in contesti urbani con caratteristiche simili: sono le proposte vincitrici del concorso RiModulor, lanciato nell’agosto scorso dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Palermo per invitare i giovani professionisti a proporre soluzioni con cui ripensare i luoghi pubblici all’aperto nella nuova realtà post-Covid, mettendo d’accordo le esigenze delle persone, il rispetto per l’ambiente e la necessaria attenzione alla salute.

Tra i settori di studio indicati dal bando, la mobilità come fattore trainante degli interscambi nella rete cittadina e la cultura come chiave sia per il riuso di edifici e luoghi storici, sia per la vita sociale nelle piazze e nelle vie. I partecipanti, ingegneri di età non superiore ai 40 anni e in regola con l’iscrizione, hanno prodotto una rappresentazione grafica dell’area di studio nello stato attuale, la definizione planimetrica della nuova idea progettuale e una valutazione di fattibilità dell’opera. Per i vincitori previsti premi da duemila euro in forma di bonus. Tutti gli elaborati, premiati e non, saranno poi esposti in una mostra.

Vincenzo Di Dio IngPa
Vincenzo Di Dio

“Dalla visione, dalla sensibilità e dalla competenza dei nostri professionisti più giovani arriva un contributo concreto – sottolinea Vincenzo Di Dio, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Palermoper una riflessione pubblica collettiva che lo stato di cose provocato dalla pandemia di Coronavirus oramai ci impone, costringendoci ad adattare il modo di incontrarsi in tutti gli ambiti della vita quotidiana, lavorativi e non. Questo cambiamento di prospettiva è un grande tema che riteniamo non possa essere lasciato alle scelte estemporanee dei singoli ma che debba, al contrario, essere guidato da criteri e modelli ampiamente condivisi, anche attraverso una riprogettazione funzionale degli spazi fisici di aggregazione affinché tutto il cambiamento vada di pari passo con la massima sostenibilità possibile sul piano sociale, ambientale ed economico. Crediamo nel ruolo sociale delle categorie professionali ed è il motivo per cui abbiamo voluto promuovere questo concorso, che abbiamo immaginato come un ideale passaggio dal Modulor di Le Corbusier al modulo dell’uomo post-Covid”.

LE QUATTRO IDEE PROGETTUALI PREMIATE

“Piazzale Ungheria: vivere e (ri)conoscere gli spazi pubblici” è la proposta progettuale dell’ingegnere Gabriele Romano.L’area oggetto di studio è nata da un piano di costruzione del secondo decennio del Novecento concretizzatosi negli anni Cinquanta – spiega l’autore nella relazione illustrativa – ma ancora non è avvertita come luogo storico. L’intervento di recupero intende valorizzare le caratteristiche di piazzale Ungheria, riconoscibile e potenzialmente attrattivo per la comunità cittadina ma di fatto soltanto lambito dai flussi quotidiani di persone che attraversano il centro lungo l’asse Libertà-Ruggero Settimo-Maqueda e che, normalmente, hanno come riferimenti piazza Castelnuovo e piazza Verdi. La soluzione prospettata presuppone l’eliminazione dei posti auto dell’attuale parcheggio, purché inserita in specifiche scelte di pianificazione, oppure un parcheggio interrato, già previsto nella pianificazione urbana per anni e adesso tornato d’attualità a proposito della realizzazione delle nuove linee tram”.

“L’idea progettuale prevede una sezione allestita come piazza vera e propria e un’altra, la fascia centrale, destinata ad accogliere un giardino con funzione di filtro rispetto ai flussi pedonali principali. Elemento caratterizzante è un’arena con impianto audio per manifestazioni culturali o attività libere, queste ultime da segnalare in anticipo telematicamente tramite app. Attraverso l’impianto di amplificazione dell’arena sarà possibile trasmettere in diretta concerti e opere in scena al teatro Politeama e al teatro Massimo, e così consentirne in forma diversa l’ascolto a quanti non potranno assistervi di presenza in caso di limitazioni anti-Covid.

La nuova piazza si articola in un sistema di sedute intorno a specchi d’acqua configurato in modo da favorire l’aggregazione in una dimensione raccolta e nel rispetto del distanziamento interpersonale. La zona allestita a giardino non è pensata come luogo di passaggio ma come luogo in cui sostare. Tra la piazza-giardino e il porticato è individuato uno spazio nel quale poter lasciare in stallo le biciclette o altri mezzi simili e ricaricarli.

Altro elemento fondante dell’intervento sono gli stand-rifugi, tre strutture per la lettura, la preghiera o la meditazione con dentro postazioni singole divise da pareti appositamente traforate per lasciare passare lo sguardo e permettere di socializzare con il vicino. Le sedute sono caratterizzate da più inclinazioni diverse per un uso più libero possibile.

Un teatro per Vergine Maria”, lavoro dell’ingegnere Marco Bellomo prodotto in team con le colleghe Martina Famoso e Luisa Lombardo, è la proposta di un nuovo polo culturale nella borgata marinara ai piedi di Monte Pellegrino, con un nuovo teatro all’aperto nella parte più interna della spiaggia accanto all’antica tonnara Bordonaro come elemento portante. “L’idea – spiegano i progettisti nella relazione illustrativa – è integrare architettura e natura per generare uno spazio urbano sostenibile con nuove funzioni tramite un’operazione paesaggistica e di ingegneria ambientale, raffigurare in chiave architettonica il mare e il suo rapporto con la terraferma rendendo i cittadini partecipi del trascorso storico. L’intervento di riqualificazione riguarda una superficie di oltre 60mila metri quadrati, con l’obiettivo di renderla adatta a ospitare eventi culturali”.

L’elaborato progettuale prevede una modellazione del suolo (ma senza consumo di suolo) per creare sulla parte più interna dell’arenile un teatro a cielo aperto destinato a spettacoli e attività didattiche. Il nuovo manufatto è pensato in pietra bianca di Custonaci, materiale caratterizzato da un’eccezionale resistenza agli urti e da un fondo in color avorio chiaro. La forma sfrutta il naturale dislivello del terreno e, grazie ad alcune rampe, garantisce facile percorribilità anche a chi ha disabilità motorie. L’area antistante il teatro è polifunzionale e dedicata alle attività diurne o notturne come per esempio la palestra o gli sport. In questa zona pavimenti energetici garantiscono, per induzione elettromagnetica, la conversione del movimento dovuto all’attività fisica, e quindi dell’energia cinetica, in energia elettrica, in modo da supportare, fra l’altro, illuminazione, postazioni di ricarica, area attrezzata per il picnic, area bambini e connessione wifi.

La parte soprastante il teatro, a circa 3 metri di quota, ancora più interna rispetto al teatro stesso, comprende un nuovo allestimento a verde nel quale fa da protagonista la macchia mediterranea: agavi, palme, pini marittimi, fichi d’india, oleandri, carrubi ed eucalipti. “Si propone – scrivono infine i progettisti nella relazione illustrativa – anche una riqualificazione degli edifici a ridosso del mare con tinte variegate alla maniera di Burano, utilizzando però i colori tipici della nostra terra”.

Biciplan”, elaborato dall’ingegnere Andrea D’Amore con i colleghi Eleonora Abbate, Guido Bonfardeci e Alida Schifano, “ha l’obiettivo – spiegano i progettisti nella relazione illustrativa – di favorire una mobilità attiva e sicura con aumento degli spostamenti a zero emissioni, rendendo possibile al tempo stesso il distanziamento fisico e riducendo il congestionamento della città causato da un aumento dell’utilizzo del veicolo privato quale naturale conseguenza del ridotto uso dei mezzi pubblici. L’avvento di nuove tecnologie – aggiungono – ha ampliato la gamma di mezzi della micromobilità sostenibile che comprende oggi, oltre alla classica bicicletta, l’overboard, i monopattini elettrici, le biciclette elettriche, gli skateboard o ancora i longboard elettrici, una grande famiglia di mezzi che stanno sempre più radicalmente modificando le modalità di spostamento e che necessitano però di infrastrutture adeguate e sicure. Si è deciso di dar vita ad un progetto che copra la parte “al di sotto” di viale Regione Siciliana e che per diventare definitivo e abbracciare l’intero tessuto urbano necessiterebbe di attraversamenti sicuri di proprio di Viale Regione Siciliana”.

Partendo dall’esigenza di collegare i principali nodi urbani (stazioni ferroviarie, terminal tram e autobus, università, istituti scolastici, industrie urbane e uffici pubblici con grande affluenza quotidiana, parchi urbani e impianti sportivi), il progetto disegna 61,5 km di nuovi corridoi urbani ecologici che si aggiungono e si ricollegano alle piste ciclabili esistenti in Via Dante, Via del Fante e sull’asse lungomare. Cinque i criteri progettuali utilizzati: rimodulazione dei parcheggi, nuovo disegno e riduzione delle dimensioni delle carreggiate, rimozione di carreggiate per automobili, realizzazione di “zone 30”, aumento delle aree pedonali.

Tra le grandi strade su cui vengono collocati i percorsi figurano via Roma, via Sciuti, corso Calatafimi e via Cavour. La proposta progettuale predilige corridoi monodirezionali che seguano gli attuali flussi di marcia delle automobili, per una maggiore sicurezza degli utenti deboli e per ridurre i margini per comportamenti non consoni come per esempio la sosta selvaggia dei veicoli. In base al computo metrico estimativo, il costo totale dell’intervento sarebbe di 13,8 milioni di euro, pari a di 226,55 euro per metro lineare.

“Giardini di vita” è, infine, l’idea progettuale di Sara La Paglia.La necessità di stabilire una distanza fisica tra gli individui a causa della pandemia di Coronavirus – afferma nella relazione introduttiva – ha portato alla riscoperta del valore e della dimensione del vicinato, del quartiere. Il progetto propone un metodo di intervento nell’ambito delle nuove condizioni indotte dalla pandemia, traendo da tale contesto l’incentivo per intervenire anche su aspetti già precedentemente  malfunzionanti nel contesto urbano. L’essenza è quella di un progetto culturale, intendendo come vita culturale della città non solo eventi didattici, artistici e musicali in senso tradizionale, ma anche lo sviluppo di ambiti di interazione sociale e il recupero di beni architettonici e aree urbane con potenzialità ancora inespresse, attivando cioè nuovi poli di interesse e assicurando il distanziamento fisico ma evitando quello sociale. La soluzione ideata è la moltiplicazione dei luoghi della cultura per aumentare gli spazi utili e ridurre automaticamente la densità di utenti. L’area presa in considerazione è quella Università-Indipendenza-Pisani-Calatafimi, sede di operazioni di riqualificazione già attuate, e include aree libere, parchi e aree verdi, edifici in disuso, beni di interesse storico e culturale, aree ad uso didattico e sportivo”.

L’approccio indicato dal progetto scommette sulla realizzazione di spazi flessibili, che diventino all’occorrenza teatri, sale conferenze, luoghi espositivi o ludici mediante allestimenti rapidi e reversibili. I parametri presi in considerazione sono accessibilità dei luoghi, capienza, tipologia e costi delle opere necessarie. Sviluppato fra l’altro il progetto di un arredo urbano modulare, economico, sostenibile e flessibile che, installato secondo configurazioni prestabilite per assicurare il distanziamento fisico in linea con le norme anti-Covid, consente lo svolgimento delle attività culturali e sociali negli spazi pubblici all’aperto in condizioni di sicurezza. Sono costituiti da profili metallici, pannelli in OSB e vegetazione, sono modulari, con dimensioni di 50x50x50 centimetri, e con la possibilità di più configurazioni in base all’uso richiesto, per facilitare il contrasto al  fenomeno “dell’avvicinamento della sedia” al di sotto delle distanze consentite dalle norme di sicurezza.

Anche questo progetto suggerisce la prenotazione degli spazi tramite app per smartphone per di regolarne l’uso e controllare l’affluenza: nel caso in cui il luogo di ritrovo abituale si saturasse, gli utenti sarebbero preavvisati e così incentivati a optare per un altro sito, una chiave per prevenire possibili assembramenti.

 

 

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