Denaro e regali in cambio di un atteggiamento compiacente nel corso dei controlli. Ci sarebbe anche un episodio di corruzione di un pubblico funzionario della città metropolitana di Messina addetto al controllo tra le carte dell’indagine per traffico illecito di rifiuti in Sicilia, condotta dai carabinieri di Messina, che ha portato oggi all’esecuzione di 16 misure cautelari.
Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione, spiegano gli investigatori dell’Arma “rilevanti prove sono state raccolte in ordine ai reati di abuso e omissione di atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico”.
“Nell’ambito delle indagini sarebbero emerse reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento, distruzione e l’incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale”.
Due persone sono finite in carcere, 9 ai domiciliari, per altri quattro è scattato l’obbligo di firma e per un indagato l’interdizione dai pubblici uffici. Coinvolti 14 tra imprenditori e dipendenti attivi nel settore dello smaltimento dei rifiuti e due funzionari della città metropolitana di Messina. Sequestrate anche due aziende. I provvedimenti sono stati disposti dal gip di Messina, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
L’obiettivo per gli investigatori era quello di consentire ad alcuni imprenditori attivi nel settore ambientale di massimizzare i profitti, attraverso una considerevole riduzione dei costi che avrebbero dovuto sostenere, qualora avessero proceduto a smaltire i rifiuti in modo lecito.
Complessivamente sono 21 gli indagati, tra cui 16 persone direttamente riconducibili alla gestione illecita di diverse società attive nel settore dei rifiuti di varie province della Sicilia e 5 appartenenti a pubbliche amministrazioni ed enti di controllo locali e provinciali della P.A., coinvolti nel rilascio di attestazioni non veritiere, autorizzazioni illegittime ed altro. Il gip ha disposto anche il sequestro dei due più importanti impianti di trattamento rifiuti coinvolti nell’indagine, riconducibili alle società Eco Beach srl di Giardini Naxos e Ofelia srl di Catania, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.