Firenze. È stato identificato il cadavere dell’uomo fatto a pezzi e messo in una valigia e recuperata in un campo a ridosso del carcere fiorentino di Sollicciano. Si tratta dell’albanese Shpetim Pasho, 54 anni, scomparso nel nulla con la moglie Teuta, 52 anni, agli inizi del novembre 2015.
Dalla prima comparazione effettuata dalla Sezione Impronte del Reparto Investigazione Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri a Roma, tutti i punti rilevabili sull’impronta di un dito di una mano del cadavere di sesso maschile corrispondono, infatti, alle impronte dattiloscopiche di Shpetim. L’altro corpo ritrovato a pezzi dentro una valigia potrebbe appartenere alla moglie.
L’identificazione dei cadaveri è il primo passo per dipanare il macabro giallo nel campo degli orrori lungo la superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Se il riconoscimento dei coniugi Pasho avesse esito positivo, potrebbe sgombrerebbe il campo dalle inquietanti ombre di maniaci, sette sataniche o serial killer.
Le indagini, quindi, sono concentrate sulla rete di conoscenze che Shpetim e Teuta Pasho avevano stretto in Italia. E sembra prendere piede la pista di una faida tra famiglie oppure al traffico di droga che coinvolse il figlio Taulant.
Taulant Pasho evase dagli arresti domiciliari alla fine di ottobre del 2016 e da allora ai carabinieri risulta irreperibile e quindi latitante. Era stato arrestato per reati di droga e ristretto nel carcere di Sollicciano. Proprio per poter essere vicini al figlio, Shpetim Pasho e la moglie Teuta avevano preso in affitto un appartamento a Scandicci (Firenze), non distante dalla casa circondariale. Dopo pochi giorni, però, la coppia scomparve nel nulla.
Dopo la scarcerazione, Taulant nel 2016 fu arrestato di nuovo e portato a Sollicciano, perché nel suo garage furono trovati oltre 6 kg e mezzo di marijuana, sorvegliati da dei pitbull. Una volta messo agli arresti domiciliari Taulant si rese irreperibile e da allora risulta latitante.