Una somiglianza con Robert De Niro, una moglie andata via troppo presto, un rapporto ambivalente con il figlio ventenne. Una professione di giornalista alimentata dalla pericolosa tendenza a non voltarsi dall’altra parte dinanzi agli abusi del potere. Lui è Natale Banco e un incontro con una persona riemersa dal passato lo spingerà a indagare su un pasticciaccio brutto di mafia, sanità e politica. Un labirinto nel quale Natale non si perde. Esiste una giustizia, malgrado tutto, e lui la persegue.
Lo scrittore catanese Gianni Bonina – una firma culturale di numerose testate, oltre che autore di romanzi e saggi, compreso un memorabile Tutto Camilleri – è autore di “Un cuore per la signora Chimento”. Il romanzo è pubblicato da Marlin editore. Un thriller sociale che ad alcuni critici ha ricordato il rigore intellettuale di Sciascia.
C’è il giallo. C’è la scrittura elegante. C’è l’analisi del potere e di una sanità collusa con la mafia. C’è la forza intrinseca della letteratura in una Catania ambigua, vissuta in modo ambivalente, amata ma anche a tratti detestata. Una riflessione, tra le pieghe, sulla Sicilia e forse sull’Italia, nel romanzo di Bonina, ma anche un’indagine serrata su un mondo cinico fra trapianti d’organi, stent cardiaci scaduti e potenti che pretendono l’impunità.
Osserva l’autore: “Proprio a Catania si è avuto un caso di stent scaduti da cui è derivato un procedimento giudiziario. Ma nell’inchiesta condotta dal giornalista Natale Banco è stato fatto di peggio. Molto peggio. Tutto naturalmente frutto di fantasia, anche quando qualche riferimento possa apparire reale”, precisa Bonina che, da scrittore, mescola realtà e invenzione per trasformare i fatti e le ricostruzioni in qualcosa di più universale e avvincente. In un romanzo, insomma.
“Se proprio dovessi indicare un genere, parlerei di thriller sociale, nel presupposto – perché no – che ogni crimine sia perpetrato in nome collettivo e non sia che il risultato di colpe sociali, comuni”, aggiunge Bonina.
La scrittura di Bonina intreccia eventi drammatici ed elementi introspettivi e il protagonista, Natale, scopre che “al vaglio della memoria”, molti momenti vengono “come illuminati per la prima volta”. “E rivissuti: con la calma che si può mettere nel riordinare un ripostiglio, dove si ritrovano sempre nuove cose credute smarrite”. Un cuore per la signora Chimento è ricco d’atmosfere dense di fantasmi della memoria. Il tutto senza far perdere l’attenzione per un giallo narrativo dove emerge il male: la spietatezza e il cinismo di chi specula su chi è più fragile, sotto l’ombra della mafia.
Umanità, pietas e intelligenza analitica guidano il personaggio al centro del romanzo. Bonina sviluppa il racconto avvalendosi di una scrittura ricca di ritmo, e complessa sul piano psicologico, che appassiona il lettore facendolo penetrare nel ventre di una Catania avvelenata dal malaffare. Le complicità dei potenti e il traffico illecito degli organi umani svelano al protagonista il profilo di una società dominata da classi dirigenti spietate e che ambirebbero a essere intoccabili.
Contro tutto questo si scontra il giornalista Natale Banco, libero interiormente, affiancato da figure, come quelle dell’ex barbona e vicina agli ultimi, Rosa Bartolotta, e alla cronista promettente Mariù, o al capitano Noto, capaci di fare inceppare i meccanismi del potere. I personaggi del romanzo ricorrono nel mondo letterario di Bonina e acquisiscono nell’ultimo titolo nuove sfumature: “Mariù Liuzzo, la nipote di Banco, è diventata finalmente una vera giornalista e qui svolge un ruolo di co-protagonista. Rosa Bartolotta ritorna a Catania e vive una personale avventura al cardiopalmo dopo quella del tentato omicidio cui è scampata. Marco, il figlio di Natale, si allontana e avvicina in un rapporto sempre difficile col genitore, ma mantiene vivissimo il legame filiale con Rosa e con Fatima, la figlia nordafricana del migliore amico di Rosa. Mario Prazzi, il direttore di Telenova, si dimostra vicinissimo a Banco e ancora suo prezioso partner nell’inchiesta. Poi ci sono gli avversari di Banco, tutti interni al giornale in cui lavora, dall’editore Cristaldi al direttore Longo ai giornalisti Barruca e Magnano. Sono esperienze che ho vissuto anch’io“, evidenzia lo scrittore e giornalista.