Nel X secolo, Palermo era sotto la dominazione araba. Nel quartiere denominato Al Halisah (l’Eletta), l’odierna Kalsa, viveva una palermitana bellissima che passava gran parte del giorno affacciata al balcone per curare la sue rigogliose piante.
Giornalmente, decine di uomini passavano da quel luogo, si fermavano per ammirarla, qualcuno osava corteggiarla ma senza risposta alcuna. Il viaggiatore andaluso Ibn Giubariy, raccontò che in quel periodo le donne cristiane sembravano musulmane, parlavano correttamente l’arabo, vestivano in maniera ricca e curata con stoffe ricamate d’oro e si avvolgevano il capo con splendidi scialli.
Si immagini la bellezza della ragazza e il suo modo di vestire. Un giorno, mentre si trovava affacciata del balcone, si trovò a passare un giovane “moro“, così erano chiamati gli arabi. Appena la vide, bella e aggraziata, se ne invaghì perdutamente. Le dichiarò il suo amore, tanto provò ed insistette finché la ragazza, impressionata dalla bellezza e dall’audacia del giovane, ricambiò il suo amore.
La ragazza, talmente rapita dall’amore, dimenticò di curare le sue piante. Dopo alcuni giorni di passione, scoprì che il “moro“ aveva moglie e figli nel suo paese e si apprestava a ritornare per ricongiungersi con loro, lasciandola sola. Cadde in preda alla rabbia, si sentì ingannata, e morsa dalla gelosia, decise di tenerlo per sempre con sé. Una notte in cui si trovavano a letto, l’uomo si addormentò, la ragazza impugnò una spada e gli tranciò la testa.
Non volendo liberarsi di quel volto bellissimo decise di mettere la testa dell’amato in un vaso di ceramica e vi piantò sopra una piantina di basilico, pianta regale ma anche pianta dell’amore e della passione, poi lo mise in bella mostra sul suo balcone.
Il basilico crebbe con tanta intensità, era rigoglioso e profumato, tanto che le vicine, invidiose, commissionarono ai vasai dei vasi simili a quello della ragazza. Ben presto i balconi della Kalsa si riempirono di vasi di ceramica a forma di testa. Nacque così il famoso e tipico vaso Palermitano raffigurante la “leggenda del moro“ che divenne in seguito un simbolo per tutte le più eleganti ville della città.