Il grido di allarme di Manlio Mele, nuovo Coordinatore regionale del Dipartimento dei Beni Culturali del Partito Democratico.
Rappresentano certamente il centro nevralgico della antica “Panormus” , i Quattro Canti sono il cuore pulsante della Palermo seicentesca e certamente ancora oggi l’esempio più aulico dell’architettura barocca siciliana. Piazza Vigliena , ovvero i Quattro Canti di Città da sempre fulcro delle grandi manifestazioni religiose e popolari, rischia la svendita dei palazzi e la rovina definitiva. Oggi i quattro canti rischiano una complessiva obsolescenza architettonica e funzionale che inesorabilmente finirà per compromettere la loro bellezza.
Tre dei quattro canti, Palazzo Jurato Rudinì, Palazzo Costantino Di Napoli e Palazzo Guggino Bordonaro, tutti di proprietà privata, costituiscono significativi esempi di dimore nobiliari settecentesche palermitane e brani fondamentali della storia della città di Palermo
“I tre palazzi – commenta Manlio Mele – hanno visto negli anni una complessiva compromissione e smembramento dell’intera facies architettonica monumentale”.
In particolare Palazzo Costantino Di Napoli è già stato manomesso internamente, nei suoi affreschi, nelle pavimentazioni, negli stucchi ed oggi rischia di essere totalmente smembrato anche a causa di un’asta giudiziaria che incombe sull’edificio e ne determinerebbe una svendita ed una selvaggia speculazione edilizia.
Incredibilmente i tre palazzi oggi risultano essere tutti in vendita da parte degli attuali proprietari; unico dato positivo è che il vincolo architettonico monumentale posto dalla Soprintendenza di Palermo determina un diritto di prelazione da parte della pubblica amministrazione regionale e comunale sull’acquisto degli stessi.
“Non è pensabile – afferma Manlio Mele – che i palazzi dei quattro canti, contesto architettonico – urbanistico certamente più rappresentativo della città, possano definitivamente essere compromessi, da una vendita la cui destinazione d’uso finirebbe con lo snaturare l’unicità che tale cotesto possiede “.
“Ritengo – continua – che i tre edifici, utilizzando l’esercizio del diritto di prelazione secondo quanto recita il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ( Dlgs42/2004 ) debbano essere acquistati dall’Amministrazione Regionale e, in raccordo con la Municipalità di Palermo, essere destinati a grande polo museale cittadino. L’impegno di spesa potrebbe certamente gravare sul prossimo quadro comunitario di sostegno 2020 – 2026 utilizzando i fondi europei sia per l’acquisto sia per il restauro. Finalizzando i tre palazzi a sedi museali”.
Palazzo Costantino – Di Napoli costruito nel 1785 e progettato dall’Architetto Venanzio Marvuglia costituisce il cantone nord orientale della piazza e dovrebbe essere destinato a grande Museo della Città di Palermo. Palermo è oggi una delle poche grandi città europee a non avere un grande museo che ne rappresenti la sua storia. Museo della Città
Palazzo Jurato Rudini , costruito intorno al 1760 da Giuseppe Jurato e acquistato successivamente dalla famiglia Starrabba Marchesi di Rudinì potrebbe essere destinato a Museo del Cinema siciliano e Museo della Musica. La Sicilia ha da sempre avuto grandi autori, compositori, registi, scrittori etc non certamente valorizzati così come meriterebbero. Un grande museo, tecnologicamente avanzato e scrigno dei vari tesori artistici siciliani sarebbe certamente una immensa risorsa per la Sicilia.
Ultimo Palazzo, Palazzo Guggino Bordonaro, addossato al canto sud- orientale costituisce il fronte settentrionale di Piazza Pretoria. L’immobile in parte danneggiato nei decenni potrebbe certamente, per dimensione e raffinatezza, essere destinato a Museo dell’oreficeria siciliana. L’immobile potrebbe essere sede artistica della scuola di orafi e intagliatori siciliani e con essi dei lavoratori del corallo ancora oggi in vita. Il Palazzo oggi è il risultato di una riconfigurazione settecentesca di un cinquecentesco immobile realizzato dalla famiglia Guggino . Del palazzo venne eliminato nel 1762 un grande belvedere con una teoria di grate barocche utilizzato dalle suore del vicino Monastero della Martorana per partecipare, senza essere viste, alle processioni che si svolgevano lungo il Cassaro.
“Un complessivo progetto culturale di tal genere metterebbe certamente Palermo in prima linea tra le altre grandi città europee in grado oggi di creare grandi poli museali con diverse e variegate funzioni. È evidente – aggiunge Manlio Mele – che attraverso il recupero dei tre grandi palazzi, con destinazione museale, si determinerebbe sul Cassaro un lungo asse che, a partire da Palazzo dei Normanni, passando per la Cattedrale e Palazzo Riso, creerebbe un asse culturale di immenso interesse e di grande attrazione. Non credo che peraltro occorra ribadire il ruolo sociale che un intervento di tal genere potrebbe assolvere”.
“Ritengo – conclude Mele – che per Palermo occorra oggi una grande sfida in grado di riposizionarla come dovrebbe essere tra le grandi città italiane e mediterranee ed europee. Nel concludere voglio ricordare l’altra grande sfida tentata per Palermo: quella del Museo Guggenheim presso Palazzo Sant’Elia; sfida che il sottoscritto riuscì a portare avanti e che si sarebbe certamente conclusa positivamente se la politica, in alcuni casi miope e ignorante, non avesse fermato il progetto già realizzato dal sottoscritto che occorreva solo inaugurare . Oggi purtroppo palazzo Sant’Elia altro non è che un bel ‘contenitore’ in affitto, e non certamente sede del Museo Guggenhaim di New York”.
“Mi auguro che il governo regionale, in raccordo con la Città di Palermo, ritenga importante intervenire in una operazione architettonica e culturale senza precedenti per la Sicilia”.