Sembrerebbe che non ci siano molti dubbi sul fatto che la piccola Marta Episcopo, la bambina di dieci anni morta ieri a scuola a Palermo mentre faceva educazione fisica, sia deceduta per un malore. In un primo momento si era ipotizzato che la causa della morte fosse stato il colpo alla testa ricevuto dopo essersi accasciata per terra.
Dopo l’ispezione cadaverica, il medico legale aveva attribuito il decesso ad un malore che ne avrebbe causato la caduta, priva di conoscenza. La Procura di Palermo, intorno alle 20 di ieri sera, ha poi deciso di aprire un fascicolo per fugare ogni dubbio e sottoporre il corpicino della piccola ad autopsia.
Questa mattina davanti alla scuola, che è stata chiusa per lutto, un’aria spettrale. Il rumore di un silenzio innaturale accompagnato da un mazzo di fiori lasciato tra le inferriate dell’ingresso. Non ci sono gridolini eccitati di ragazzi che scherzano in attesa di entrare in aula.
Una donna con il cane fissa i fiori “che pena, povera bambina e povera famiglia”. Un sospiro, guarda dentro l’ingresso dell’istituto da cui fuoriescono delle voci. Non si intravede nessuno all’interno però.
Siamo in largo Repubblica di Corea, una volta via Lussemburgo. Nell’ufficio postale la gente è già intenta a prendere il turno con un pezzo di carta improvvisato, è presto, i negozi sono ancora chiusi.
La nota catena di abbigliamento aprirà tra più di un’ora, al bar che si trova quasi all’angolo sfornano caffè da portare via. Una vecchietta dal balcone ha ancora il pianto in gola.
L’intuito dell’età la porta a chiedere al cronista se sa qualcosa “se si è salvata. Sono sola, se non mi dicono le cose non le vengo a sapere”.
Mentre la vita ricomincia lentamente davanti al Vittorio Emanuele Orlando si attende l’esito dell’autopsia disposta dalla Procura per eliminare ogni dubbio sulla morte della piccola. Cosa rimane davvero in largo Repubblica di Corea il giorno dopo la tragedia è difficile afferrarlo. Oggi, ci sono soltanto dei fiori gialli e bianchi per ricordare la giovane vita recisa di Marta.