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Stragi del ’92, ergastolo per Matteo Messina Denaro: ecco la sentenza

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È arrivata poco prima di mezzanotte la condanna all’ergastolo per Matteo Messina Denaro da parte della Corte d’Assise di Caltanissetta. Il boss di Castelvetrano era imputato per le stragi del ’92 in cui morirono i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

I giudici hanno disposto provvisionali immediatamente esecutive per tutte le parti civili quantificabili in 500mila euro per le vedove e i figli delle vittime; 300mila per fratelli e somme tra i 10 e i 50mila euro per i nipoti. Ad Angelo Corbo, Giuseppe Costanza e Antonio Vullo, i superstiti degli attentati di Capaci e via D’Amelio, vanno 100mila euro.

Messina Denaro, ormai latitante da 27 anni, è stato tra i protagonisti della linea stragista adottata dal boss corleonese Totò Riina. Per il procuratore aggiunto Gabriele Paci, che in aula ha sostenuto la tesi dell’accusa, la primula rossa di Castelvetrano contribuì a creare “un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia”. Secondo Paci, il sostegno di Messina Denaro fu essenziale perché Riina, secondo il giudice, non avrebbe mai potuto inaugurare la stagione della stragi senza il consenso di Cosa nostra e sarebbe bastato anche il diniego di una sola provincia per impedirglielo.

Con quello di ieri sera si è concluso il terzo processo che si celebra a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto per quella di via D’Amelio. Nelle altre filoni sono stati condannati a vario titolo capimafia ed esecutori materiali dei due attentati.

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