Duro colpo al racket stanotte a Palermo dove sono finiti in manette 20 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, danneggiamento seguito da incendio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento aggravato, furto aggravato, ricettazione.
I commercianti del Borgo Vecchio si sono ribellati al pizzo imposto dalla mafia e hanno denunciato 13 casi su 22. L’operazione denominata “Resilienza”, effettuata dai carabinieri del Comando provinciale, ha permesso di individuare il presunto reggente della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio, Angelo Monti. Secondo gli inquirenti aveva riorganizzato l’assetto del clan, suoi presunti uomini di fiducia sarebbero il fratello Girolamo Monti e Giuseppe Gambino. Quest’ultimo gestiva la cassa della famiglia, le attività illecite e faceva da filtro tra Monti e gli uomini che eseguivano materialmente i reati.
Altro nome di spicco sarebbe quello di Salvatore Guarino, già con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa, che coordinava le estorsioni tramite Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Poi c’era Jari Massimiliano Ingarao, il nipote di Angelo Monti, che pare fosse il referente per il traffico di droga. Al suo fianco i fratelli Gabriele e Danilo.
I carabinieri hanno effettuato appostamenti e pedinamenti che hanno consentito loro di individuare il metodo utilizzato dal clan anche per ottenere consenso sociale: aiuti economici alle famiglie dei detenuti, ingerenze nel tessuto economico del territorio, della tifoseria del calcio palermitano e le più svariate attività illecite poste in essere per finanziare l’organizzazione.
“I mafiosi – sottolineano gli inquirenti – continuano a rivendicare, con resilienza, una specifica funzione sociale, attraverso l’imposizione delle proprie decisioni per la risoluzione delle più diverse problematiche: dai litigi familiari per motivi sentimentali alle occupazioni abusive di case popolari o agli sfratti per mancati pagamenti di affitti al proprietario di casa”.
Sempre nell’operazione “Resilienza”, registrato anche il tentato omicidio, commesso con un’arma da taglio il 12 dicembre 2018, da Marcello D’India e da Giovanni Bronzino nei confronti di Giovanni Zimmardi, uomo di fiducia di Monti, avvenuto all’interno dell’auto della vittima (poi incendiata). Il movente sarebbe stato l’accusa da parte di Zimmardi, nei confronti dei suoi assalitori, di aver pagato una cena in trattoria con dei soldi falsi. Gli esponenti di spicco della famiglia del Borgo Vecchio sarebbero poi intervenuti per porre fine ai contrasti.
Le indagini avrebbero delineato anche rapporti con il mondo della canzone neomelodica che va per la maggiore nelle feste del quartiere, strettamente controllate dal clan, e della tifoseria calcistica palermitana.
L’indagine, coordinata da un gruppo di sostituti diretti dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’operazione condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Decisiva nell’operazione la collaborazione dei commercianti, che hanno denunciato il racket in 13 episodi su 22.