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Non ci sono più i migranti di una volta, Salvini: “Questi aggrediscono i poliziotti”

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Ci sarebbe una netta linea di demarcazione tra i migranti di una volta e quelli di oggi. Una linea, neanche molto sottile, sorella del confine tra migrante buono, specie se italiano, e migrante cattivo. A tracciarla senza mezzi termini, è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, oggi a Catania in attesa del processo di sabato che lo vede imputato per sequestro di persona. I fatti risalgono al luglio 2019 quando la nave “Gregoretti”, carica di migranti, rimase bloccata per cinque giorni senza autorizzazione per attraccare in italia.

“I nostri nonni portavano cultura. Qua c’è gente che sbarca e aggredisce i poliziotti”: l’occasione per le sue esternazioni è stata la tre giorni di dibattiti politici organizzati dalla Lega in sostegno del loro leader e appoggiata dal centrodestra siciliano.

Poi ha aggiunto: “Anche i nostri nonni da Augusta o Milano sono andati in Belgio o  in Germania ma andavano all’estero e si facevano un mazzo così lavorando dalla mattina alla sera e nessuno li metteva sulle navi da crociera ad Augusta”.

Ieri, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha dichiarato che il processo a Salvini sarebbe frutto di un’interferenza tra i poteri: “Non si è mai visto un potere giudicarne un altro”.

Sempre ieri, anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha detto la sua assicurando che si tratta solo di un dibattito aperto che non ha a che fare con forme di pressione nei confronti della magistratura ma che rientrano nella normale dialettica della comunicazione politica.

I fatti per cui Salvini andrà a processo risalgono al mese di luglio 2019 quando il ministero degli Interni, all’epoca da lui diretto, negò alla “Gregoretti” l’autorizzazione per sbarcare in Italia. A causa del rifiuto l’imbarcazione rimase bloccata in mare per cinque giorni con a bordo 134 migranti (il dato non è mai stato certo, si è parlato anche di 116 e di 100 persone, ndr) in condizioni di precarietà. Dopo l’ispezione della Procura di Siracusa, effettuata attraverso una motopattuglia, la “Gregoretti” riuscì, al sesto giorno, ad attraccare ad Augusta.

Dopo questi avvenimenti, la Procura di Catania aprì un’inchiesta poi archiviata su richiesta del pm perché “l’attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della libertà”. A dicembre 2019, però, il Tribunale dei Ministri di Catania, chiese al Senato l’autorizzazione a procedere poi concessa il 20 gennaio di quest’anno dando il via libera al processo che inizierà domani.

L’udienza, che si terrà a porte chiuse, ha attirato oltre 200 i giornalisti provenienti dal resto d’Italia e dall’estero. Per garantire la sicurezza nel capoluogo etneo, invece, sono stati impiegati più di 500 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza.

 


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