“Non chiedetemi troppo. Questo Giro è un vero rebus e io non voglio mai deludere nessuno”. A dirlo è Vincenzo Nibali che in un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato le sue emozione prima del Giro che partirà dalla sua Sicilia.
“È un anno particolare – dice – la stagione è stranissima, la corsa piena di incognite. Per esempio: ci sarà pubblico? È vero che sulle salite entro in uno spazio tutto mio, dove mi isolo e penso solo all’azione. Ma l’energia della gente la senti”.
Per Nibali il tris è solo uno degli obiettivi: “Fino a 10 giorni fa era tutto un punto interrogativo, poi al Mondiale di Imola mi sono sentito bene per la prima volta. Mi chiamo Vincenzo, ho un numero attaccato alla schiena e il risultato lo voglio portare a casa. L’esperienza mi insegna che ai grandi Giri sono sempre pronto”.
Un anno difficile per lui e per tutto il ciclismo. Rimpianti? “Rifarei tutto? Come prendere una pistola e sparare nel buio: non sai dove va il colpo. Le gare di inizio stagione le abbiamo fatte ad agosto, senza sapere cosa ci aspettasse”.
Tra stop e ripartenze non è stato facile, Nibali ammette di arrivare al Giro “un po’ spaesato”. Pronostici: “L’outsider si rischia sempre: vedi Carapaz l’anno scorso, nessuno se lo aspettava, ha corso in sordina e ha vinto. Vedi Pogacar al Tour: andava forte ma chi pensava al successo finale? È un ciclismo diverso, che si sta evolvendo in fretta. Rispetto ai miei tempi, i giovani sono molto più pronti: hanno tutti il preparatore e il misuratore di potenza, lavorano con qualità inedita”
“Così si accorciano i tempi e i giovani vincono subito ma mi chiedo se dureranno. Arriveranno a 36 anni in sella, come me? Pogacar che margini ha? Se ne ha, siamo davanti al nuovo Merckx“.
Poi ammette di essere preoccupato di correre ad ottobre perché non ama il freddo ma spera negli italiani: ” Ciccone, il mio amico Ulissi. Masnada si metterà in mostra sicuramente”. Infine sull’inchiesta di doping su Quintana al Tour dice di aver appreso tutto dai giornali: “Non so cosa ci sia di vero,ma quando sento parlare di doping divento molto triste”.